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The Blond One

Regia di Marco Berger vedi scheda film

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La recensione su The Blond One

di alan smithee
7 stelle

CINEMA OLTRECONFINE
Gabriel, trentenne vedovo con una bambina a carico, si trasferisce nella periferia di Buenos Aires dopo aver trovato un nuovo lavoro. nella casa del suo più o meno coetaneo collega Juan, che gli cede una camera nel suo appartamento.
Juan ha la fama del gran donnaiolo, anche se è regolarmente fidanzato con una ragazza.
Ciò non toglie che Gabriel non possa non notare come il suo collega lo guardi nei momenti, invero assai frequenti, in cui i due si ritrovano da soli nell'appartamento che condividono.

Scopriremo che il giovane vedovo ha da tempo preso coscienza dell'attrazione che egli prova verso persone del suo stesso sesso, e come, a seguito della improvvisa morte della giovane consorte, egli si incolpasse di tale sua inevitabile caratteristica al punto da considerare il suo lutto una sorta di punizione divina.
Uscito da questo drammatico labirinto di sensi di colpa, Gabriel ora è un uomo cosciente del proprio essere: non così Juan, che presto cederà alla tentazione di amare il suo ospite, ma restando in segreto, lasciando che la loro attrazione reciproca fortissima resti uno sfogo privato ed intimo da tener celato a chiunque.

Il ritorno ad un lungometraggio del regista argentino apprezzato e ormai piuttosto noto Marco Berger, si traduce in una lavoro intenso che pur non raccontandoci nulla di nuovo, pur non lesinando una certa predilezione per situazioni ammiccanti o scene maliziose, ci stupisce con un finale potente e stordente, in cui ancora una volta si dimostra come gli stupidi retaggi di una società intollerante e cieca siano il prodotto di una deviazione mentale della quale invece risultano completamente estranei i bambini, la gioventù pura che comprende dove sta il bene ed il male, senza retropensieri o malizie inutili, fuorvianti, frutto di congetture e prese di posizione che sono le stesse che hanno reso la società civile nella storia, come un evolversi continuo di violenze ed intolleranze inaudite. 
In questo contesto spicca la accorata interpretazione dei due affascinanti protagonisti, il biondo Gaston Re nei panni del timido e posato, ma coerente Gabriel, e il barbuto Alfonso Baròn nel ruolo più controverso e decisamente meno limpido dell'opportunista  padrone di casa Juan.   
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