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Mortal

Regia di André Øvredal vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Mortal

di alan smithee
6 stelle

TRIESTE SCIENCE + FICTION FESTIVAL 2020 - menzione speciale
Un giovane di nome Eric scopre sulla pelle il fatto di possedere poteri straordinari di derivazione divina, legati alla antica mitologia norvegese degli dèi dell'Olimpo.
Solitario, taciturno, vestito come un mendicante, il ragazzo viene preso di mira dai soliti bulli del paese e, reagendo per pura difesa, succede che toglie involontariamente la vita ad uno di essi.
Sarà difficile giustificare il suo gesto, far si che il genitore dell'ucciso possa comprendere una situazione che travolge il protagonista, devastandolo con sensi di colpa e responsabilità difficili da sopportare, ed inseguito dalle autorità che non possono che attenersi alle apparenze, anche se il capo della polizia locale, a differenza delle forze speciali statunitensi, comincia a prendere in considerazione che il giovane sia stato frainteso, e che davvero agisca come vittima di un potere che non sa e non può ancora riuscire a gestire.

Dal regista André Ovredal, quello del curioso e galvanizzante Troll Hunter, poi trasferitosi con un certo successo negli Usa ove ha diretto due horror non particolarmente entusiasmanti (Autopsy e Scary Stories to tell in the dark, Mortal si presenta come un passo avanti, regalando 100 minuti di buon intrattenimento e valide atmosfere, talvolta, specie nell'incipit, piuttosto suggestive e foriere di una certa tensione.
Buona prova per il protagonista Nat Wolff, sguardo giustificatamente attonito per rendere l'incredulità ed il terrore di essere titolato a sfogare la propria frustrazione con effetti devastanti e definitivi.   
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