Regia di Sergio Bergonzelli vedi scheda film
Pat Scotty si infiltra nella banda di Condor, ricercato fuorilegge messicano. Nessuno sospetta che sia un ex ufficiale dell'esercito, quantomeno finché l'esercito arriva. Condor sfugge alla cattura, ma Scotty non lo molla.
Se c'è un filone del cinema nostrano che è stato stipato a oltranza di titoli, che può vantare una sconfinata lista di pellicole spesso molto simili tra loro e parimenti prive di argomenti, ecco che quello è lo spaghetti western. In questo specifico caso siamo di fronte a un caso particolarmente bizzarro, perché oltre a non raccontare granché di nuovo Una colt in pugno al diavolo presta la quasi totalità del titolo a Una colt in mano al diavolo, che Gianfranco Baldanello dirigerà esattamente un lustro più tardi (1972). Due operine totalmente indipendenti tra loro ma ugualmente striminzite, anche se forse Baldanello ha ancora meno da dire e da mostrare di Sergio Bergonzelli qui; quest'ultimo scrive anche la sceneggiatura insieme ad Ambrogio Molteni: un parto di brutalità – per quanto sempre piuttosto stilizzata – e cliché vari del genere, che non trascura l'elemento della tensione nei limiti di una storia non troppo avvincente. Tra i protagonisti brillano (si fa per dire) i nomi di Bob Henry, Marisa Solinas, George Wang, Lucretia Love, nonché Jerry Ross (Gerardo Rossi) e Luciano Lorcas (Luciano Catenacci). Mestiere sufficiente e indiscutibilmente a basso costo, costo fin troppo giusto per la resa sullo schermo a ogni modo. 2,5/10.
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