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Mollami

Regia di Matteo Gentiloni vedi scheda film

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La recensione su Mollami

di mm40
3 stelle

Una viziata diciassettenne che abusa di varie droghe viene spedita dal ricco padre in una clinica per disintossicarsi; non potendo accompagnarla di persona, il genitore la fa affiancare dal suo segretario tuttofare, il solito ragazzo timido con gli occhiali. Al viaggio prende parte anche l’amico immaginario della ragazzina.

Tutto ampiamente prevedibile in questo debutto nel lungometraggio da parte di Matteo Gentiloni, le cui alte ambizioni non si rispecchiano purtroppo nel risultato finale di Mollami: una pellicola che si propone come road/teen movie ‘alternativo’ all’italiana, con spunti cinici e argomenti disturbanti dosati con il contagocce e rapidamente soffocati. Le note positive vengono senz’altro dall’abilità dietro la macchina da presa di Gentiloni e dalle ottime potenzialità di una giovanissima protagonista come Martina Gatti, qui in un ruolo sufficientemente complesso; peccato insomma, perché aspettarsi più coraggio era lecito e perfino doveroso davanti a una trama come questa, nella quale le implicazioni intriganti non sarebbero neppure poche – pornografia online e abuso di droghe per una ragazzina minorenne non sono poca roba per il pubblico nostrano, anzi. Ma già l’escamotage di far parlare la protagonista dritta in camera durante la brevissima e castigatissima scena di sesso (l’episodio da cui tutto il film prende piede, in sostanza) decreta una netta volontà di spegnere a priori e con ogni mezzo qualsiasi principio di incendio possa scatenarsi nel corso dell’opera. Due guest star d’eccezione nel cast: Gianmarco Tognazzi, che fa il suo, e una sperduta Caterina Guzzanti, mai fuori parte come in questa occasione. Sulle banalità a iosa disseminate nella sceneggiatura (Gentiloni, Federico Fava, Daniela Gambaro e Andrea Agnello) meglio tacere; l’andamento della storia è di una piattezza esemplare, a ogni modo, e non basta la trovata pur interessante dell’amico immaginario della protagonista (doppiato da Neri Marcorè, fra l’altro) a ravvivare una vicenda stereotipata ai massimi livelli (si pensi anche solo alla scena in cui, ovviamente, il ragazzo timido con gli occhiali diventa di colpo coraggioso e spavaldo). 3,5/10.

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