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Anonimo veneziano

Regia di Enrico Maria Salerno vedi scheda film

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La recensione su Anonimo veneziano

di LorCio
6 stelle

C’è forse un motivo per cui il film che, a suo tempo, ha fatto versare una valanga di lacrime a mezza popolazione italiana non mi ha ispirato alcun sentimento del genere? Non so. Ma la storia del concertista in punto di morte che rincontra la moglie scappata con un altro e che sta preparando la registrazione di un pezzo di un anonimo veneziano, mi è parsa un po’ banalotta. Certo, l’amore è ciò che di più banale ci può essere, ma allo stesso è la cosa più difficile da mettere in scena. Enrico Maria Salerno, esimio attore passato dietro la mdp, ha uno sguardo fin troppo scontato e forse troppo sfacciatamente dalla parte di lui. Tuttavia non è affatto disprezzabile e, se non è riuscito a filmare perfettamente l’amore, è andato a segno nel ritratto, meno scontato, della rappresentazione di Venezia. Una laguna così triste e uggiosa, a tratti tetra e perfino inquietante, raramente si era vista sul grande schermo (fotografata da un Marcello Gatti che la colora con tinte plumbee e fosche). Involontariamente, Valerio Zurlini creerà un link “ambientale” con l’opera di Salerno: come in Anonimo veneziano, anche La prima notte di quiete ha con il suo background cittadino un rapporto fondamentale (l’inquietudine del protagonista vissuta attraverso l’inquietudine del luogo). Entrambi melodrammi (quello di Zurlini molto più profondo e nervoso), qualcosa vorrà dire. Anonimo veneziano è entrato nella storia del cinema italiano non per meriti artistici particolari ma per un motivo semplice: è stato un clamoroso campione d’incassi. Fino ad un certo punto ascrivibile ai suoi due protagonisti (Tony Musante e Florinda Bolkan belli e nervosi), è stata soprattutto la musica a far da veicolo al successo di pubblico. Sia la colonna sonora originale di Stelvio Cipriani (straziante), che quella evocativa di Angelo e Marcello Benedetti, diretta da Giorgio Gaslini (intensa).

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