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Tess

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tess

di inthemouthofEP
8 stelle

Film bellissimo, spietato nella sua rappresentazione dell'Inghilterra del periodo vittoriano, splendidamente recitato dalla bellissima Nastassja Kinski e diretto con classe. Ben approfondita la tematica della divisione in classi sociali, ma manca qualcosa che lo elevi a capolavoro.

Io amo Polanski. Alcuni suoi film, visti alle scuole medie, mi hanno lasciato un ricordo indelebile e, per quanto mi colpirono da ragazzino, me li ricordo a memoria sebbene siano passati molti anni ("La nona porta", "Per favore non mordermi sul collo"), altri invece, visti più di recente, mi hanno commosso ("Il Pianista") o inquietato come pochi ("Carnage", a mio parere veramente disturbante).

Ovviamente quando dico che amo Polanski intendo dire che amo i suoi film, non la sua persona. Se posso essere esaltato dal Polanski regista, non mi posso pronunciare sul Polanski uomo, che ultimamente si trova davvero nell'occhio del ciclone, fra contestazioni e vari per le accuse di molestie sessuali, una condizione che, indipendentemente dalla colpevolezza del polacco, è dopotutto veramente umiliante per chi ha scritto pagine che (si spera) rimarranno indelebili nella storia della cinematografia mondiale. 

Per citare il mio (non tanto) amato Italo Calvino, "io sono ancora di quelli che credono che di un autore contano solo le opere", così come di un regista contano solo i film, aggiungo io. Separiamo il regista dalla persona.

Conclusa questa ingombrante quanto doverosa premessa, andiamo a parlare di questo "Tess".

E' il 1979 quando Polanski, dopo i più acclamati "Chinatown" e "L'inquilino del terzo piano", decide di portare sul grande schermo "Tess dei D'Urberville" di Thomas Hardy, e il risultato è un film maestoso, dalla durata imponente (siamo sulle tre ore, a oggi il film più lungo di Polanski), curatissimo in ogni dettaglio ma non esente da difetti.

La pellicola narra le disavventure della giovane Tess, una povera fanciulla inglese di campagna che, dopo aver scoperto di discendere da una famiglia nobile ormai decaduta (quella dei d'Urbervilles) viene mandata dal padre alcolista da un presunto parente, che in realtà è solo un avido e infido borghese che, per dare più rispettabilità alla sua famiglia, si è comprato il nome dei d'Urbervilles, una pratica molto comune nell'Ottocento, in Inghilterra come in Italia. Rimasta incinta di quest'uomo, Tess si troverà ad affrontare sofferenze a non finire e a combattere la morale vittoriana dell'epoca, portando il pesante fardello di non poter essere accettata in nessuna classe sociale. Le sue drammatiche vicende si snodano per tutta la durata del film, fino a un tragico quanto inevitabile finale.

Non amo molto Tess come personaggio della letteratura, non riesco a entrarci troppo in empatia come mi è facile invece con la di poco precedente Madame Bovary o l'immensa Lady Macbeth, eppure in questo film la amo. Sarà quell'atmosfera che la attanaglia e la fa apparire immancabilmente come una vittima innocente dell'iniquità dell'uomo e della divisione in classi sociali, sarà che la regia di Polanski riesce a valorizzarne la virtù e la tenacia da perfetta eroina tragica, o sarà che è interpretata in modo magistrale.

Inutile girarci intorno: Nastassja Kinski è il vero valore aggiunto di questo film. Bellissima ma umana, pura ma carnale, fragile ma talmente determinata da accettare il suo destino con stoica rassegnazione, sicura che insieme alla sua morte finiranno anche tutte le sue sofferenze. La Kinski è veramente perfetta, non si poteva scegliere attrice migliore, uno scandalo che non sia stata neanche nominata come migliore attrice ai Premi Oscar.

Oltre all'interpretazione della magnifica protagonista, il film trova numerosi altri alleati: una messa in scena puntuale e austera, dei costumi meravigliosi, un montaggio ottimo, una fotografia che, nonostante qualche sbavatura iniziale, rasenta la perfezione e, soprattutto, la regia di Polanski.

Il regista polacco non si concede particolari virtuosismi (salvo alcuni brevi piano sequenza concentrati sugli oggetti all'interno delle abitazioni), ma è perfetto nel descrivere una storia ottocentesca con questo suo stile asciutto e quadrato, con dei primi piani così spietatamente fissi sul triste volto della nostra protagonista dannata dalla sorte, o sarebbe meglio dire dagli uomini...

Sì, perché Polanski, da ateo, non dà la colpa di tutte le disgrazie di Tess alla collera divina o a particolari volontà del destino, ma agli uomini ("uomini" nel senso di "maschi"), cinici e spietati come il borghese Alec, alcolisti e violenti come il padre di Tess, o moralisti e titubanti come Angel, figlio non poi così tanto ribelle di un predicatore. E io, da non ateo, non posso che riconoscere la grandezza di Polanski e inchinarmi.

E Polanski colpisce duro anche sulla divisione in classi sociali. Eh sì, perché Tess non soffre solo perché viene violentata, perché perde suo figlio ancora neonato o perché Angel la lascia dopo aver scoperto la sua storia, ma soprattutto perché capisce di non poter appartenere a nessuna classe sociale: ha vissuto tutta la vita da povera, poi scopre di essere nobile, ma questa nobiltà è ormai decaduta, e, una volta entrata nell'alta borghesia, viene violentata senza ritegno, e, entrata in una famiglia di uomini di Chiesa, viene scacciata, perché considerata una donna di facili costumi. E l'appartenere a una classe sociale è tutto nell'Età Contemporanea, specialmente nell'Inghilterra dell'epoca vittoriana...  

Chi è lei? Lei è Tess, verrebbe da rispondere, proprio come recita il titolo: non importa se lei è dei d'Urbervilles o una povera contadina, lei è Tess. Ma per la società questa risposta non va bene, serve dare un'appartenenza sociale per rispondere in modo esauriente. Ma lei non appartiene, quindi la risposta alla domanda per tutti è "nessuno". O al massimo "una sgualdrina". O "un'assassina", alla fine.

Il film è spietato, molto sentito e meravigliosamente confezionato, ma - mi duole dirlo-  non è un capolavoro: si percepisce che manca quel qualcosa che gli faccia fare il salto di qualità, una scena memorabile che si ricorderà per l'eternità, un po' come quella del Pianista in cui Adrien Brody esegue Chopin davanti all'ufficiale nazista con tanto di mie lacrime, ma questa scena in "Tess" non arriva; neanche il finale, bellissimo e struggente, riesce infatti a lasciare veramente il segno, ed è per questo che qualcuno potrebbe giudicare questo film deludente, proprio perché è difficile ricordarlo per qualche scena in particolare nè una seconda visione potrebbe sembrare allettante.

Ma non sono d'accordo: il film è bellissimo e, nonostante la durata, il ritmo non presenta particolari cali. 

Però, effettivamente, non ha una scena madre, e non invita lo spettatore a vederlo una seconda volta.

E' però un'altra cosa a essere veramente ma veramente deludente: le musiche. Tremende, dozzinali e totalmente prive di sentimento, specialmente nella scena della violenza subita da Tess... queste musiche non c'entrano niente... e infatti sono state candidate all'Oscar, e la Kinski no.

Perdonali Nastassja, perdonali.

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