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The Snare

Regia di C.A. Cooper vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Snare

di undying
7 stelle

Horror molto curato, maturo e interessante. Sempre in bilico tra fantasmi e ossessionanti visioni. L'esordiente autore inglese Christopher A. Cooper sceglie un ottimo cast e, lavorando tutto in interni, da corpo ad uno spaventoso meccanismo di spietata e plausibile verosimiglianza. Un viaggio senza ritorno, nel dedalo di una mente pessimista.

 

locandina

The Snare (2017): locandina

 

Carl (Daniel Paton) e Lizzy (Rachel Warren) coinvolgono l'amica Alice (Eaoifa Forward) per passare assieme un week end autunnale in riva al mare. La coppia ha trafugato un paio di chiavi dall'agenzia immobiliare del padre di Carl: la destinazione è un appartamento -sfitto nel periodo fuori stagione- di un enorme palazzo in prossimità della spiaggia. Una volta messo piede nell'edificio, per una fortuita (?) serie di circostanze i tre rimangono intrappolati al sesto piano. L'ascensore non dà più segni di vita, la linea telefonica è assente, la porta blindata con apertura verso le scale è chiusa e l'impianto idraulico va in tilt. I giorni passano, nella vana speranza che qualcuno possa visitare gli appartamenti, cosa impossibile dato il periodo. Mentre la sete, la fame e la disperazione fanno compagnia a Carl e Lizzy, Alice in aggiunta ha pure strane visioni: in particolare di una bambina e di un'anziana, che presentano i suoi stessi lineamenti del volto.

 

 

"In trappola non c'è modo di fuggire. Ovunque io guardi c'è sempre una presenza. Un brivido freddo. Mi sento precipitare in una spirale discendente. Un vuoto di infelicità senza fine. Io sono nulla. Nulla. Nulla." (Confessione intima di Alice, riportata sul diario segreto)

 

Eaoifa Forward

The Snare (2017): Eaoifa Forward

 

Christopher Anthony Cooper è il cineasta inglese che esordisce (scrivendo e dirigendo) questo angosciante viaggio nel delirio di una mente dissociata. Una inarrestabile e inquietante discesa nel disagio esistenziale e nella più oscura forma di depressione. Alice (nome attribuito non casualmente) vive in un mondo grigio, popolato da fantasmi (quelli della mente, ben più pericolosi di tutti) e fortificato da un'infanzia travagliata (causa un padre pedofilo/incestuoso). I suoi migliori amici sono una coppia disinibita (nota a margine: a dire poco ipersexy la bellissima Rachel Warren) verso la quale -evidentemente- nutre sentimenti contraddittori. Questa novella viaggiatrice, però in un Mondo non di meraviglie, si porta appresso un'agenda (nera ovviamente) sulla quale riversa fiumi di inchiostro con pensieri  (ri)stagnanti: a riflessioni nichiliste e funeree, alterna disegni macabri e oltretombali, contrassegnati da immagini blasfeme di oggetti cristiani e di profananti atti sessuali.

 

Daniel Paton

The Snare (2017): Daniel Paton

 

Cooper compone un'opera disturbante, profondamente triste, volutamente ambigua. Traccia coordinate immaginarie sull'asse temporale (Alice vede se stessa bambina e, poco dopo, vecchia) e affonda lo sguardo sulla futilità di esistenze insignificanti. Cibo, vomito, piscio e cacca: liquidi corporali in funzione di premonizione, legge del (con)trap(p)asso, casuali circostanze di ora e luogo; le disgustose battute in macchina di Carl (un bravissimo Daniel Paton), con deliranti quesiti tipo "Meglio bere il liquido mestruale di tua nonna o mangiare le sue feci?" gli si ritorcono contro. Per la sopravvivenza qualcuno dovrà poi scegliere davvero: meglio mangiare vermi, ragni, escrementi o carne del prossimo tuo? Cooper non ci va leggero e, avvalendosi anche di sonorità perturbanti (forse presenti in sottofondo nella sola psiche di Alice), dirige la macchina -nel terzo segmento- fuori strada, conducendo lo spettatore su strade poco percorribili, quelle del cinema estremo, con evoluzioni quasi pasoliniane (dal disturbante Salò o le 120 giornate di Sodoma). Le mutazioni coorporee dei protagonisti, con l'avanzare dell'inedia, tracciano profili di materica e disillusoria realtà: "Ancora una volta", appunta sulla sua nera Bibbia Alice, "io mi pongo domande su questa evanescente cosa... chiamata vita." E proprio lei, Eaoifa Forward, attrice né bella né brutta, con i lineamenti del viso (e un innaturale luccicare degli occhi) in bilico tra umano e follia tradisce fin dalle prime immagini il senso di disagio in cui (soprav)vive, assillata da veri fantasmi. Alice più spesso si riflette negli specchi, sui vetri. I suoi occhi, meccanicamente al servizio di sguardi vuoti, persi, sembrano scrutare oltre l'immagine di se stessa, raggiungendo zone, tempi e spazi non razionalmente concepibili. 

Cooper alla sua opera d'esordio manifesta una matura e rara sensibilità artistica. Il palazzo teatro della decadente discesa a spirale (negli abissi dell'animo umano) è quanto di più ordinario ci si possa aspettare. E proprio questa dicotomia, tra apparenza e sostanza, rende ancora più agghiacciante il disvelamento della realtà. Quasi come in Sentinel, Alice inizialmente pare deputata a "vegliare" sui suoi amici. Loro sì fantasmi viventi, spettri inquieti destinati ad alimentare l'insaziabile appetito della follia. Follia: una bestia mai sazia di dolore e sofferenza. Sofferenza anche -e soprattutto- fisica, ancora più gradita se di affetti in prossimità.

 

Rachel Warren

The Snare (2017): Rachel Warren

 

"Tuttavia non posso ignorare i dubbi nella mia mente. Cosa sono io nella natura? Un nulla, rispetto all'Infinito." (Alice)

 

 

Il suono della pazzia  (Tim Johnson)

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