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Il clan dei Barker

Regia di Roger Corman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il clan dei Barker

di sasso67
8 stelle

Uno dei film migliori di quella che fu chiamata "la nuova Hollywood" con attori di vecchia scuola (Shelley Winters) e volti nuovi di successo (Robert De Niro e Bruce Dern), che si apparenta a "Gangster Story" di Arthur Penn e figurativamente a numerosi esempi del periodo, non ultimo "America 1929: sterminateli senza pietà" di Martin Scorsese. Corman è stato forse il più grande artigiano del cinema americano, il miglior Autore di serie B (che raramente è stato promosso, per budget ed ambizioni, in serie A) che tuttavia ha spesso colto successi inaspettati al botteghino e al banco della critica. Corman è stato un regista che ha saputo fare grandi cose con mezzi limitati, uno insomma che nel rapporto qualità/prezzo non ha forse avuto eguali. Questo "Clan dei Barker" è un'elegia pop del banditismo americano degli anni trenta, quello che rese immortali personaggi del calibro (le parole sono importanti) di Pretty Boy Floyd, John Dillinger, Bonnie & Clyde. Il film si snoda attraverso le straducole di un'America rurale come quella di "Fratello, dove sei?" dei fratelli Cohen, condotto dal genio malato di Ma' Barker, che si fa guidare da un'ideologia reazionaria mista di fascismo ("qualche sconsiderato ha perfino proposto di abolire i linciaggi"), tradizionalismo (la donna esecra l'attuale libertà delle donne) e fondamentalismo religioso: Ma' affoga una ragazza con le proprie mani, ma non tollera che i figli dicano parolacce. Il problema è che la sua rotta colliderà inevitabilmente con quella dei figli, stretti tra un complesso di Edipo soffocante (quando la donna si porta a letto Kevin senza tanti complimenti, non si capisce per chi dei due provi gelosia Fred) e un bisogno folle della figura paterna, evidenziata dall'ossessione dei quattro per gli occhi degli uomini vittime dei loro crimini. Ma sarà proprio questo complesso di Edipo (o di Giocasta?) a spingere la mammaccia ad uccidere la ragazza Rembrandt per la quale il debole Lloyd aveva avuto un breve trasporto: questo trauma spingerà il giovane ad una sempre più pesante tossicodipendenza che lo condurrà alla morte, fatto che prelude alla fine del clan dei Barker.
Questa versione psichiatrica dei "Quattro figli di Katie Elder" (dove però la mamma era assente ed era sostituita dalla figura al tempo stesso materna e paterna di John Wayne) è una delle prove migliori di Roger Corman, insieme al suo ciclo su Poe e a "L'uomo con gli occhi a raggi X". Va visto.

Sulla trama

Una scena vagamente bucolica prelude ad uno stupro di una ragazzina da parte del padre e dei fratelli. Quella ragazzina è Ma' Barker che, divenuta adulta, si sposa e mette al mondo quattro figli uno più pazzo dell'altro: Herman, il più grande è un sadico assassino, Fred oltre al vizietto di ammazzare ha anche quello di prenderlo nel didietro (scherzo: lo giuro su Tremaglia e Buttiglione), Lloyd si fa di eroina fino a rimanerci secco, Arthur, il più giovane, ha smanie intellettuali ma è completamente succube della madre. Al quintetto si uniscono la prostituta Mona, fidanzata di Herman che non disdegna di farsi sbattere da Arthur, e Kevin, un avanzo di galera che se la fa indifferentemente con la mammaccia e con Fred. Il clan capeggiato da Ma' Barker passa di rapina in rapina (per far uscire di prigione due figli la simpatica matrona organizza una rapina durante la quale prende in ostaggio quattro vecchiacce per pararsi la fuga e poi le lascia nude per evitare che diano l'allarme) fino al sequestro di persona contro un miliardario che con la sua personalità paterna - quella del padre è una figura che i quattro monelli Barker agognano - riesce a impietosirli e a metterli, anche se per un attimo, contro la mamma.

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