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La volpe

Regia di Mark Rydell vedi scheda film

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La recensione su La volpe

di maso
10 stelle

                                     

 

Fedelissimo adattamento della novella omonima di D.H. Lawrence da parte di Mark Rydell che in questa sua prima fatica dietro la macchina da presa tocca subito due temi che diventeranno ricorrenti in molte sue opere successive: lo scavo psicologico dei personaggi e la descrizione della natura incontaminata. Il risultato è eccezionale, profondo impressionante sotto ogni aspetto.

La storia di Jill e Helen, due donne dalla sessualità ambigua che vivono in una fattoria isolata nel Canada, viene impostata da Rydell quasi come un thriller psicologico più che come un dramma sentimentale, fin dalle prime inquadrature si avverte che l’equilibrio che regola la vita delle due donne è disturbato dalle incursioni della volpe nel loro pollaio, Jill che è la più fragile ed infantile e si occupa della parte contabile della fattoria vuole che l’animale venga ucciso ed esorta la sua compagna a cacciarlo con il fucile ma Helen, che si occupa del lavoro più faticoso, ogni qual volta ha l’animale a portata di tiro è come pietrificata dalla sua purezza e non riesce a premere il grilletto, inoltre la donna che delle due è quella più forte e masculina è anche molto bella e reprime in maniera morbosa la voglia di esprimere la sua femminilità e di essere donna, questo suo desiderio recondito ci viene indicato in una scena di masturbazione assolutamente non volgare in cui Rydell indugia sul corpo ed il volto di Ann Heywood. L’isolamento della fattoria immersa nella neve ed il gelo dell’inverno rappresentano una barriera impenetrabile per la quiete delle due donne ma un giorno giunge alla fattoria Paul, il nipote dell’ex proprietario, che dopo esser stato imbarcato per un lungo periodo ha deciso di tornare nei luoghi della sua infanzia.

L’impatto con le due donne è molto controverso, Jill è ospitale e non prova nessuna sensazione particolare nei confronti del ragazzo giovane e bello, al contrario Helen è più distaccata in un primo momento ma si avverte nei suoi occhi un attrazione fortissima verso il ragazzo.

Paul è forte e pieno di risorse ma anche cinico e inquietante e Keir Dullea è assolutamente perfetto nell’esprimere questa personalità risoluta attraverso i suoi occhi di ghiaccio, non avrà nessuno scrupolo a proporsi come marito per Helen, ma fra i due non sembra nascere un vero sentimento: è più un desiderio, un attrazione fisica fortissima da cui la donna non può esimersi.

Al contrario Jill è sconvolta dalla nuova situazione e pressata da Paul scoprirà che la sua omosessualità è radicata in lei in maniera incontrovertibile, la volpe nel pollaio è formalmente trasmigrata all’interno della fattoria nella figura di Paul ma l’ago della bilancia è orientato da Helen che cerca di trovare una soluzione razionale in una situazione in cui la potenza dell’istinto umano comanda il gioco, ma alla resa dei conti si rivelerà il più debole degli anelli della catena e saranno Paul e Jill a decidere il destino della loro drammatica storia.

La bellissima regia di Rydell che come detto esalta la natura ostile del Canada e conferisce alla pellicola un atmosfera inquietante è anche coadiuvata dalle belle interpunzioni musicali assolutamente appropriate a sottolineare la tensione crescente fra i personaggi ma quello che secondo me rende The Fox un capolavoro assoluto è la prova mirabolante dei tre soli membri del cast, tutti all’apice della loro carriera e il frequente uso del primo o del primissimo piano esalta le loro prestazioni: Sandy Dennis era una attrice già affermata e consolidò il suo status di grande interprete tratteggiando in Jill un carattere egoista e disperato che non vede altro che la sua vita insieme ad Helen, per quanto inusuale e noiosa possa essere è l’unica realtà che crede di poter vivere.

Ann Heywood era stata miss Inghilterra e nonostante sia vestita come un uomo per i tre quarti del film la sua bellezza affiora fortissimamente nella già citata scena di autoerotismo e in un’altra dove scende le scale in abito color salmone e tacchi alti, per non parlare dei tanti primi piani dei suoi occhi profondi color grigio/verde, vero specchio della conflittualità del suo personaggio nel quale è riuscita a sfumare tante sfaccettature ed a renderlo assolutamente affascinante, il grande Keir Dullea è a suo agio come non mai nel ruolo di Paul in cui riesce a esprimere una vena di pazzia in certe sue smorfie e nei suoi sguardi, non a caso lo stesso anno verrà scelto da Kubrick per il ruolo di Bowman che lo farà entrare nella galleria dei volti più famosi della storia del cinema.  

The Fox fu ingiustamente denigrato alla sua uscita per la trama scabrosa, ma le sue immagini non sono affatto corrive nemmeno per gli anni sessanta e viene oggi giudicato un film da riscoprire ed apprezzare per l’assoluto valore artistico che riesce ad esprimere ed annovera nella rete migliaia di estimatori pronti a firmare una petizione per una sua riedizione in DVD. Io ho già tolto il tappo alla mia bic e voi?

 

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