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Finché giudice non ci separi

Regia di Toni Fornari, Andrea Maia vedi scheda film

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La recensione su Finché giudice non ci separi

di mm40
3 stelle

Un uomo esce distrutto dal processo per il suo divorzio: economicamente e moralmente. Per giunta va a vivere in un modesto appartamentino che si trova nello stesso palazzo della giudice che lo ha condannato a pagare ingenti alimenti alla ex moglie. Ma a sorpresa i due scoprono di avere qualche punto di intesa su cui dialogare.

Prima osservazione. Finchè giudice non ci separi è un titolo che rispecchia onestamente il livello degli argomenti dell’opera: un giochetto di parole semplice, ma funzionale e in tema con i toni ‘sopra le righe’ della storia, che certo non brilla per originalità, ma si lascia seguire e non presenta eccessive sbavature. Seconda osservazione. Nel cinema italiano di questi anni, pur avendo una confezione simil-televisiva e un cast poco meno che anonimo, un film di questa risma, per toni  e argomenti, non sfigura affatto. In conclusione Finchè giudice non ci separi è frutto di un’operazione intelligente, che fa di necessità (limiti palesi di budget e, già meno evidenti, artistici) virtù, non cerca facili consensi con le solite scenette barzellettistiche e/o pregne di volgarità evitabili e, last but non least, non si crede migliore di ciò che in effetti è; ma rimane in ogni caso un lavoro molto, molto modesto sia dal punto di vista della forma che da quello dei contenuti. Un blando maschilismo – ma talmente caricaturale da risultare quasi sempre inoffensivo – guida la penna degli sceneggiatori, che partono dalla commedia teatrale omonima e sono un poker composto dai due registi, Vincenzo Sinopoli e Augusto Fornari. Quest’ultimo, attore di fiction tv abbastanza noto, è anche fra gli interpreti insieme al fratello Toni (Antonio), che condivide la macchina da presa con Andrea Maia; Francesca Inaudi è la valida protagonista femminile e, in ruoli laterali o minori, troviamo anche Luca Angeletti, Michela Andreozzi, Simone Montedoro, Ettore Bassi, Stefano Fresi e, in un cameo, c’è anche il rugbista Martin Castrogiovanni. Il ritmo è appena sufficiente, ma non uniforme negli 80 minuti di durata complessiva, cifra comunque giusta per il contesto. 3/10.

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