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Inuyashiki

Regia di Shinsuke Sato vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Inuyashiki

di alan smithee
3 stelle

locandina

Inuyashiki (2018): locandina

20 FEFF UDINE

Inuyashiki Ichiro è un uomo che si avvia verso i sessanta, aspira ad andare in pensione perché si sente caratterialmente e pure fisicamente inadeguato ai rotmi cannibalici dell'essere commerciali in un mondo in continua evoluzione e dematerializzazione, in cui contano ormai solo le parole a scapito dei matti e della materialità. A casa peggio che mai: trattato come un fantasma quando va bene, come un fallito inconcludente nelle altre occasioni, soprattutto dalla giovane moglie scorbutica, tenuto distante, quasi allontanato con una sorta di ribrezzo dalla figlia altezzosa, ignorato come uno socnoscito dal figlio.

Il giorno in cui un cane trovatello si piazza dinanzi a casa, l'uomo lo accudisce e prende con sé nonostante le proteste degli altri membri della famiglia. E una sera, mentre ta portando l'animale al parco, col proposito di abbandonarlo per via delle proteste della moglie, l'uomo viene raggiunto da un raggio di luce potentissimo proveniente da qualcosa di non terrestre. Per caso viene raggiunto dallo stesso fascio, pure un bel ragazzo solito appartarsi in quelle zone.

Entrambi presto si accorgono che qualcosa è successo ai loro corpi: congegni strani e macchine micidiali spuntano da ogni parte, dapprima casualmente, poi a comando, permettendo ai due di trasformarsi a piacimento in micidiali armi da combattimento extraterrestri: come sorte di Trasformers, insomma.

scena

Inuyashiki (2018): scena

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Inuyashiki (2018): scena

Ma mentre il giovane trarrà opportuni vantaggi per schierarsi apertamente contro l'umanità, seminando terrore e morte con le sue armi micidiali, al vecchio mite e mansueto, che nelò frattemp oera stato diagnosticato un male incurabile in avanzato progresso, la nuova e ritrovata forma gli consentirà di utilizzare le sue doti a fini positivi, altruistici, salvando vite e votandosi alla buona causa.

Inevitabile sarà lo scontro micidiale tra bene e male, attorno ad una metropoli letteralmente messa sottosopra dalla distruzione del giovane malvagio, e nonostante il vecchio Inuyashiki tenti con tutte le sue forze di riparare i danni irrimediabili del malefico ragazzo.

Primo di una trilogia che è difficile immaginare cos'altro possa raccontarci in termini di novità, il film tutto action e distruzione di Sato Shinsuke inizia in modo curioso, ma si sviluppa seocndo i più scontati e ormai visti mille volte blockbuster roboanti e distruttivi, mettendo in ballo la questione morale e anche utilizzando la spietatezza di vere e proprie stragi di massa, per differenziarsi in qualche modo dai film di tipo americano sulla falsariga dei già citati Trasformers.

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Inuyashiki (2018): scena

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Inuyashiki (2018): scena

Preso atto di questo tentativo di stare alla larga dai buonismi facili e prevedibili che pareva di intravedere nella fase di avvio, il film si rifugia nell'azione più concitata ed adrenalinica senza saper dosare cpn criterio umorismo nero da quello farsesco, e finendo per apparire come un ibrido ripetitivo chge è intollerabile possa arrivare a superare le due ore di durata. La riconciliazione finale con i familiari ricopre ogni prevedibilità di stereotipo, ma se vegliamo lo scenario di morte e distruzione che il film insiste sadicamente a rappresentare, è tuttavia una delle poche attenuanti che si riesce a trovare ad un film caotico e alla fine comunque piuttosto moraleggiante, che finge di essere politicamente scorretto, per dimostrarsi poi tutto l'opposto.

Nel ruolo del protagonista attenpato e arrendevole, mite e vittima designata a casa come sul lavoro, l'attore Kinashi Noritache fornisce una prestazione piuttosto manierata e burattinesca, come sopra le righe e uguale a mille altri personaggi da cattivo caricaturale tratti da manga, appare sia il cattivissimo suo giovane avversario interpretato dall'affascinante Satoh Takeru. Stessa cosa può dirsi per i membri della famiglia del nostro eroe suo malgrado, tutti personaggi freddi e glaciali, ma senza alcun particolare che li renda qualcosa di più che automi preconfezionati a rendere ognuno un personaggio simbolico ma sterile e preconfezionato.

Gli effetti speciali, così accurati ma anche esagerati, finiscono per diventare scontati e tutt'altro che emozionanti, mentre le scene di distruzione della metropoli paiono tratte dalle visioni di massa delle panoramiche catastrofiche dei cartoons manga già in auge a fine '70.

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