La recensione su The Looming Storm

di alan smithee

9 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Cina, 1997. Hong Kong sta per tornare ad essere annessa alla grande nazione, e nella periferia sterminata ed industrializzata di un luogo non specificato, tra le erbe incolte che circondano le lamiere circolari di vecchie strutture industriali articolate in tubature flessibili che si aggrovigliano tra di loro guadagnando il cielo, i corpi mortalmente contusi e feriti di giovani donne vengono ritrovati immobili e senza più vita, inzuppati da una pioggia pressoché costante che affligge quei cieli e quelle terre desolate ormai da decine di giorni.

La polizia indaga, ma oltre a ipotizzare che la mano del responsabile di tali delitti sia quella di un unico folle mandante, non riesce a cavare un ragno dal buco nelle indagini un po' raffazzonate che si avvicendano sulla questione.

L'ambizioso ed intraprendente responsabile della sicurezza della fabbrica, Yu Guowei, si vede moralmente impegnato a rendersi utile presso la polizia, ed inizia a tal fine, di sua iniziativa, una approfondita indagine parallela a quella degli organi ufficiali.

La sua ricerca, minuziosa sino a divenire ossessiva, spinge l'uomo a trovare arbitrariamente un colpevole, eleggendosi a giustiziere e garante di quella sicurezza messa a dura prova dalle spietate azioni del maniaco.

Sacrificando peraltro tutto il resto di una esistenza già di per se consacrata al dovere, e scevra di ogni distrazione verso dinamiche affettive o familiari.

Per la regia, assai suggestiva e impeccabile a cura dell'esordiente Ding Yue, The Looming Storm si presenta come un affascinante thriller esistenziale, cupo, fosco, enigmatico, catalizzato non a caso nella Cina dei cambiamenti radicali di fine secolo, tra cui quello della riannessione dell'isola di cui sopra, mentre una pioggia gelata e perenne affligge i paesaggi che già di per se stessi non concedono allo sguardo nessun contorno assicurante od accattivante, rendendoli fotogenici come scorci impreziositi dalla mano di un abile pittore, ornati come appaiono degli scheletri di uno sviluppo industriale che si trascina ormai sulla scia di una realtà imprenditoriale che li ha resi obsoleti ed economicamente inefficienti, quindi destinati ad una prossima demolizione.

Atmosfere accattivanti, dunque, che circondano un personaggio solo abbandonato unicamente verso una sola distruttiva ossessione, a causa di ciò diretto verso un delirio che non può fare a meno di assecondare, e a causa del quale egli si crea una verità tutta propria, ed un senso di giustizia privata liberatorio e necessario, ma completamente arbitrario ed allucinato.

Impossibile, se non a costo di risultare scorretti, rivelare dettagli ulteriori della concitata vicenda di deriva esistenziale, che avrà anche un drammatico risvolto sentimentale, inutile tentativo di riportare alla razionalità l'animo sin troppo distolto e deviato del nostro tormentato protagonista.

Trascurato per motivi a me ignoti da ogni festival di questo ultimo anno (pure al FEFF evidentemente non sono riusciti a farlo proprio), The Looming Storm si avvia probabilmente a rientrare - secondo un mio personale giudizio - tra i dieci migliori film del 2018.

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