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Fatherland

Regia di Christopher Menaul vedi scheda film

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La recensione su Fatherland

di champagne1
7 stelle

Figliolo, ricordati: pensa con la tua testa!

Germania, 1964: sono in corso i festeggiamenti per il 75.mo genetliaco del Fuehrer.

Come il prologo infatti ci ricorda, dopo il fallimento dell'invasione della Normandia, gli Alleati vengono facilmente sconfitti dalle truppe Naziste che invadono il Regno Unito, costringendo la famiglia Reale e Churchill all'esilio in Canada, grazie anche alla decisione degli Stati Uniti di concentrarsi solo sul fronte Pacifico per avere la meglio sul Giappone, risultato raggiunto dopo lo sganciamento di due atomiche nel 1945.

In Europa l'unico focolaio di guerra ancora attivo dopo quasi 20 anni è a causa della guerrilla indotta dai Sovietici sul fronte Orientale. Ma la elezione come Presidente degli USA nel 1960 di Joseph Kennedy, già convinto assertore del non interventismo nel corso della II Guerra Mondiale ed ammiratore, nemmeno troppo nascosto, di Adolf Hitler, fa pensare alle diplomazie dei due Paesi di poter avviare un'opera di collabozione in funzione anti-sovietica.

Mentre si attende il gran giorno della visita del Presidente USA a Berlino, proprio nei pressi della Capitale viene trovato il corpo verosimilmente assassinato di un gerarca del Partito Nazista, ormai ritiratosi a vita privata. Le indagini vengono affidate al Maggiore delle SS (corpo con compiti di Polizia nel dopo-guerra) Xavier March, che appena comincia ad appassionarsi al caso se ne vede estromesso dalla Gestapo per questioni di sicurezza nazionale.

Intanto, a confermare il disgelo, a Berlino viene accolta la prima delegazione di giornalisti americani dopo decenni. Ad una di loro, Charlie, in attesa di recarsi ad una conferenza di Joseph Goebbels, uno sconosciuto riesce a consegnare una busta contenente una misteriosa foto e le indicazioni per un appuntamento. Ma quando la donna giunge nel luogo contrassegnato, trova un uomo morto e viene portata alla Centrale di Polizia ...

 

Trasposizione di un romanzo di Robert Harris, giornalista e scrittore britannico, appassionato della storia romana e di quella nazista, la trama si sviluppa intorno a un segreto custodito dalle più alte cariche del Partito su avvenimenti clamorosi accaduti durante la guerra e che non sono mai stati rivelati, ma che potrebbe inficiare i buoni rapporti in costruzione fra Berlino e Washington.

 

Ma, trama "gialla" a parte, lo spettatore è incuriosito da questo 1964 alternativo e dalla organizzazione della società in una  Europa egemonizzata dai nazisti: dall'abbigliamento conforme ai manifesti murali, dalle veline lette nei telegiornali alle copertine dei giornali, dai bisbigli fatti sottovoce ai comportamenti moralisticamente ineccepibili: tutto concorre a dare un ritratto di uno stato di polizia dove però grande ruolo ha avuto la propaganda nel riuscire a creare un popolo di devoti e fanatici, senza forse neanche dover usare metodi coercitivi.

 

Sembra un'involontaria riflessione sui metodi di persuasione di massa che qualche decennio dopo sarebbero/sono diventati il mezzo migliore per mantenere ordine e disciplina.

 

 

 

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