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Capitan Conan

Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Capitan Conan

di sasso67
8 stelle

Ho una predilezione particolare per i film di Bertrand Tavernier, fin dai tempi in cui vidi "Che la festa cominci..." (1975); e secondo me il cineasta lionese è il miglior regista francese, Truffaut compreso, a partire dalla metà degli anni settanta. Ha un piglio "americano" che sa innestare nella tradizione migliore del cinema europeo, nel senso che ha ritmo nella narrazione, senza disdegnare i contenuti e l'intelligenza dei dialoghi. Che la Grande Guerra fosse una sua fonte d'ispirazione per parlare anche dell'oggi, ma soprattutto dell'uomo in generale (della coscienza, delle responsabilità individuali), Tavernier lo aveva già dimostrato con "La vita e niente altro" (1989), e con Capitan Conan ribadisce il discorso con forse ancora maggior vigore. L'ufficiale Conan è, durante la Prima Guerra Mondiale, il capo di un gruppo di soldati (lui prefersice definirli guerrieri) interno all'esercito francese dislocato nei Balcani, ma con ampia discrezionalità di manovra (un po' come l'esercito italiano aveva gli arditi, che furono poi lo zoccolo duro del nascente fascismo). I metodi di Conan sono poco convenzionali ma indubbiamente efficaci, tanto che l'ufficiale si considererà uno di quelli che hanno vinto la guerra, mentre gli altri vi hanno semplicemente partecipato. Con queste premesse, è ovvio che Conan, un po' come Rambo, stenterà ad accettare la disciplina militare prima, e a rientrare nei ranghi a guerra finita dopo. Tanto che in un finale non retorico ma commovente, il tenente Norbert che era stato suo amico, apprezzato dal soldataccio per la sua viva intelligenza, ritroverà Conan in una bettola di paese ad attendere una repentina morte per cirrosi.
"Capitan Conan" comincia con delle sequenze d'azione degne di "Salvate il soldato Ryan" (1998, le date sono importanti) e finisce con i rimpianti di due reduci che hanno compreso l'assurdità dell'inutile strage, come fu definita la Prima Guerra Mondiale dal papa Benedetto XV. Non saprei quanto il film di Tavernier sia pacifista e antimilitarista (il giovane vigliacco Erlane deve riscattarsi con un atto di eroismo, nella bella battaglia finale, per essere apprezzato come persona), ma di certo, pur con qualche macchiettismo di troppo, come la figura del generale Pitard de Lauzier o La Marsigliese suonata in maniera stonatissima (tanto da ricordare "M*A*S*H*" o "Comma 22"), sta benissimo accanto alle pietre miliari cinematografiche sulla Grande Guerra, come "All'ovest niente di nuovo" (1930), "Orizzonti di gloria" (1957), "Per il re e per la patria" (1964, per alcuni versi il film ideologicamente più simile a questo), "Uomini contro" (1970).

Su Philippe Torreton

Fra tanti volti credibilissimi come soldati della Grande Guerra e una ricostruzione d'ambiente semplicemente eccezionale, sono molto bravi i due protagonisti, specialmente Philippe Torreton.

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