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Il dominatore di Chicago

Regia di Nicholas Ray vedi scheda film

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La recensione su Il dominatore di Chicago

di luisasalvi
8 stelle

L'avvocato Thomas Farrell, zoppo per un incidente da ragazzo, ha saputo imporsi nel mondo, ma difendendo criminali, cioè per la strada più facile e breve; ora si è innamorato di una ragazza noleggiata in un party (la Party girl del titolo originale), una cioè che vendeva l'orgoglio ad un prezzo più basso; entrambi, conoscendosi, recuperano il senso della dignità. Ma (cf Nick's Movie) il suo capo, John, non è disposto a lasciarlo andare, lo ricatta nelle forme più violente, si allea con uno psicopatico violento e imprevedibile (Cookie La Motta), poi accetta il suo consigio di abbandonarlo ma lo fa facendo uccidere lui e i suoi uomini in una serie di attentati violenti ingiustificati: la violenza non nasce più solo da solitudine o da cattiva educazione, non è più vista solo come una tragedia dolorosa anche o anzitutto per chi la pratica: resta il desiderio di redenzione o di miglioramento della società e l'illusione che l'amore possa provocarlo o favorirlo, ma lo sguardo diventa più pessimista, le soluzioni più dure. Thomas riesce a salvare se stesso (ma sarebbe stato disposto anche a morire o finire la sua vita in carcere) e l'amata solo tradendo il suo capo, facendolo uccidere dalla polizia e per trattenerlo fino all'arrivo di questa lo commuove facendo leva sui sentimenti, esattamente come faceva con le giurie che convinceva ad assolvere i suoi clienti criminali. Il messaggio evangelico, da Ray esaltato e propagandato nei suoi primi film, era anche un invito a scoprire il lato buono di ogni uomo; ora tale proposta è cinicamente parodiata da Thomas che inventa lati buoni dei suoi criminali per farli assolvere, poi ne inventa per il suo capo John, al punto da riuscire a commuovere perfino lui, mentra la polizia si schiera e lo uccide. E' vero che i due innamorati emergono da situazioni moralmente negative (o almeno discutibile quella della ballerina, molto brava in balletti erotici), ma attraverso mezzi disinvolti, non per scelte morali: lui prima tace, apparentemente per fedeltà all'amico, in pratica per salvare la ragazza che l'amico minaccia; poi parla, non per amore di giustizia, ma sempre per salvare la ragazza da altri pericoli; lei a sua volta lo convince a parlare spiegandogli il pericolo che lei corre, ma lo fa anche per ottenere che lui venga liberato: ognuno "per amore", ma per un limitato egoistico amore per il proprio partner, che nulla ormai ha a che fare con l'amore evangelico per gli uomini, suggerito nei film precedenti. In tal senso forse davvero Ray ha bisogno di recuperare la propria identità prima di morire, in Nick's Movie.

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