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Uomini e donne: istruzioni per l'uso

Regia di Claude Lelouch vedi scheda film

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La recensione su Uomini e donne: istruzioni per l'uso

di LIBERTADIPAROLA75
8 stelle

Alcuni personaggi particolari intrecciano le loro vite e ci aiutano a capire la psicologia di uomini e donne.

 

Titoli. UOMINI E DONNE ISTRUZIONI PER L'USO una commedia inumana di Claude Lelouch (sullo sfondo il rumore di un elicottero). Un attore diventato poliziotto (o viceversa?) recita il monologo della sua vita, ci introduce nel film e comincia con la descrizione di un uomo d'affari filantropo, donnaiolo (ma sposato!), amante dell'arte e dell'avventura (interpretato dal magnate, imprenditore e politico Bernard Tapie, ex proprietario dell'Adidas, deputato ed ex presidente dell'Olympique Marsiglia) che lui ha conosciuto tempo prima, un momento importante della sua vita. Quella che, almeno sulla carta, può sembrare una semplice commedia invernale (non so dire se natalizia) nelle mani di un genio diventa una riflessiva commedia nera (anzi cattiva ed inumana, com'è scritto all'inizio nei titoli) dove si intrecciano personaggi curiosi, indagini poliziesche, cimiteri dove le vedove rimorchiano i prossimi ricchi mariti dal quale erediteranno tutto, cinema di finanza, vendette con scambi di cartelle cliniche, ragazzini toccati dal colpo di fulmine che si raccontano palle per fare colpo salvo poi dimenticare di scambiarsi il numero di telefono e ricorrendo, in seguito, alle più svariate (ed originali) trovate per rivedersi, molte sorprese narrative, etc... il tutto scandito dalla neve e da un audio in buona parte asciutto da musiche e, spesso, in presa diretta e inquadrature laterali per dare l'impressione al pubblico di spiare i protagonisti (tecnica che si era vista, in passato, in alcune sequenze di PROFONDO ROSSO di Dario Argento). Ma non mancano nemmeno primi piani degli occhi e protagonisti che si fissano intensamente mentre rievocano in flashback (elemento tipico del cinema giallo/thriller). Questi i meriti del film. Il (lieve) difetto invece, forse, è in qualche dialogo eccessivo. Però il maggior demerito è aver ispirato il nome di una delle più scialbe trasmissioni televisive. Alessandra Martines, reduce dal favolistico cult televisivo FANTAGHIRO' di Lamberto Bava e, all'epoca, moglie del regista Claude Lelouch, compare in doppio look (capelli lunghi e corti) e si ritaglia un ruolo cinico da protagonista. C'è pure una bella autocitazione di UNA VITA NON BASTA (a tutt'oggi, a pari merito con BOLERO, forse il miglior lavoro di Lelouch). Nel complesso rimane un gran bel film.

 

 

Recensione scritta da Davide Lingua, Dizionario del Turismo Cinematografico, Verolengo, Wikipedia.

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