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Il corpo del reato

Regia di Michael Crichton vedi scheda film

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La recensione su Il corpo del reato

di maso
4 stelle

Thriller processuale di Chricton con pochi brividi e ritmo in gravoso calando nel momento in cui dovrebbe impennarsi.

Il protagonista dovrebbe essere Reynolds ma cio' che brillano maggiormente sono le sigarette che si accende di continuo per tutto l'arco della storia che lo vede nei panni di uno sbirro scomodo accusato di omicidio ingiustamente, in suo soccorso arriva una ambiziosa avvocatessa stufa di intraprendere cause riguardanti barboncini che hanno posato le zanne sulle chiappe di anonimi cittadini ed è qui che casca l'asino.....anzi la somara, perchè il ruolo lo ricopre quella meraviglia di donna e attrice che è Theresa Russell in Roeg: già che sia rimasta affascinata dal mio idolo Nicolas Roeg al punto di sposarlo depone a suo favore per l'intelligenza e il buon gusto ma oltre a questo è bravissima come sempre anche in un film mediocre e lo si nota molto quando non rimane passiva ed è sempre ricca di espressioni nelle scene che la vedono confrontarsi con il suo avversario in aula Ned Beatty, bravo come al solito anche lui. Chricton poi valorizza la sua sensualità concentrata in un metro e settanta di splendide proporzioni ricoperto da lunghi capelli castani, non è mai messa a nudo indossa invece abiti eleganti e giacche alla moda sulle quali campeggia spesso una vistosa spilla modello biplano della prima guerra mondiale.

Qualche attore di contorno sembra fuori posto a cominciare da Kay Lentz che ho stampata in mente come hippie libera e selvaggia in Breezy di Eastwood, qui invece è una corruciata ricca signora che può togliere Reynolds dalla graticola con la sua testimonianza, non male comunque in body da palestra.

Chricton oscilla fra buone intuizioni di regia a qualche banalità nella messa in scena, nonostante ciò valorizza la città di Boston come unica location mettendo in mostra qualche suo luogo di richiamo, bella ad esmpio la scena in cui Beatty e la Russell si incontrano nella sala ristorante in cima al grattacielo dalle cui vetrate si scorgono gli edifici sottostanti, fa apparire la città come una metropoli che in realtà non è.

La versione originale non è stata di facile assimilazione per me, soprattutto Reynolds con il suo accento smaccatamente yankee mi ha un po' frastornato ma i dialoghi in generale non sono tra i più accessibili anche per un buon conoscitore della lingua come il sottoscritto.

Curiosa la somiglianza della locandina italiana con quella di un film che vede protagonista un'altra bella figliola come Diane Lane intitolato "All'improvviso uno sconosciuto".

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