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Teresa D'Avila - Il castello interiore

Regia di Jorge Dorado vedi scheda film

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La recensione su Teresa D'Avila - Il castello interiore

di Brady
8 stelle

Le parole non possono descrivere Dio e l'amore che può generare nelle persone, ma possono darne un'idea totalmente diversa ed appassionate; ma possono con grande efficacia delineare la violenza ingiustificata del clero, questo si. Così come il clima di terrore ed intimidazione in cui tutti sono costretti a vivere. Tutto è censurato, anche il pensie

La storia di base è praticamente la copia spudorata de 'La storia infinita', con la ragazzina che rimane chiusa, suo malgrado, nella scuola con il libro... sensazionale... della vita della sua omonima Teresa d'Avila.

Questo escamotage è un già visto e non va certo a vantaggio della riuscita del film.

 

La storia che ci interessa però è quella di Teresa ... Sánchez de Cepeda Dávila y Ahumada... (un po' lungo)... e da qui l'abbreviazione a d'Avila. Concentrandosi su questa storia quasi ci di dimentica di quella che fa da cornice ed è una fortuna.

 

Teresa non trovando conforto nel lato 'civile' della vita decide di farsi suora, ma scopre quasi subito di trovarsi in mondo del tutto parallelo a quello esterno al convento, nel quale pensava di trovar rifugio; regole ancor più ferree ed una quasi totale limitazione del pensiero sono la consuetudine. Ogni momento della giornata è destinato ad una particolare attività in un'infinita e straniante ripetitività.

Come non bastasse anche in convento vige una rigida gerarchia, che rispecchia esattamente il mondo esterno; chi è ricco e di alto lignaggio vive nell'agio gli altri in misere celle.

Una completa assurdità per un ambiente dove le differenze non dovrebbero esistere e tutti dovrebbero essere uguali di fronte a Dio.

 

Presa dallo sconforto inizia un percorso di sofferenza tutta interiore che sfocia nella malattia prima e poi nelle visioni interiori di Gesù e del Signore. Anche la preghiera si fa sempre più personale e spesso del tutto interiore.

Ciò la porta ad allontanersi progressivamente dalle altre compagne ed a ricercare un nuovo modo di porsi davani a Dio.

 

Senza voler essere esaustivi, mi limiterò a dire che la storia in effetti è piuttosto ben delineata, e, nonostante la difficolta intrinseca di alcune argomentazione affini alla teologia di quel tempo, piuttosto interessante e dinamica.

 

Ancora una volta ci troviamo di fronte all'eterna lotta fra la ritrosia della Chiesa di fronte alle nuove idee religiose ed alle differenti modalità di vivere la fede, anche più nobili se vogliamo, "originarie" per essere precisi. Per "ritrosia", purtroppo, sono da intendersi continue e pervicaci persecuzioni soprattutto a carico delle donne, strumento e lingua del diavolo, che, nella migliore delle ipotesi, vedevano la vittima condannata al rogo.

 

Le parole non possono descrivere Dio e l'amore che può generare nelle persone, ma possono darne un'idea totalmente diversa ed appassionate; ma possono con grande efficacia delineare la violenza ingiustificata del clero, questo si. Così come il clima di terrore ed intimidazione in cui tutti sono costretti a vivere. Tutto è censurato, anche il pensiero metafisico.

 

Sopravvivere poteva essere questione di fortuna, o forse, meglio, di agganci politici.

 

Certo se da un lato apprezzo la vita monastica per un certo fascino della solitudine e dell'isolamento da un mondo certamente infame ad ogni livello (dell'eopoca ed attuale), non posso far altro che pensare che queste persone si estraniano dal mondo e non di rado pretendono di vivere sulle spalle di altri ricchi o poveri che siano. In fondo anche i ricchi sono tali perché prendono i soldi da chi ne ha di meno. Una forma di parassitismo. Se tutti facesserò così non so se il mondo potrebbe sopravvivere.

 

In fondo hai tempo di pregare per tutta la... morte....

 

Molto molto belle le ambientazioni!!

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