Regia di George P. Cosmatos vedi scheda film
Impressione a caldo (quindi forse un po’ troppo emotiva, ma di certo genuina).
Il cinema western ha sempre esercitato un certo fascino su di me, ma devo ammettere che questo film fa di tutto per sbiadire quel poco che ne rimaneva da Gli spietati in poi. L’inizio è classico, solo che al posto della Cardinale de C’era una volta il West dalla locomotiva sbuca fuori il leggendario Wyatt Earp. Alquanto promettente, ordunque, ma la verità è che da lì in poi la strada è tutta in salita. Il film non cattura immaginazione e interesse per la sua 1° tediosa parte, né con la 2°, scheggiata da una raffica di colpi senza fine, capace esclusivamente di far dimenticare per un attimo la pochezza della sceneggiatura; prolissa (troppi 130 minuti), ellittica (i passaggi tra le varie scene sono spesso improvvisati o, comunque, mal gestiti), emulativa (nei primi piani nervosi, ma Leone rimane lontano) e, per certi versi, anche un po’ patetica (certi dialoghi fanno venire il latte alle ginocchia). Così la noia incalza e solo la comodità del divano/poltrona può suggerire di mantenere la posizione invariata (ma non di cambiare canale).
Sarà stato pure una fulgida icona del west questo Wyatt Earp, ma da quello che si vede non si direbbe. Di certo il film non gli rende affatto giustizia. Azzeccato si rivela, quindi, paradossalmente, il titolo. L’era del west (ahimè!) è definitivamente sfumata via e questo film non fa nulla per farcela rimpiangere. Tombstone ne decreta la morte per insipienza cinematografica.
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