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La truffa del secolo

Regia di Olivier Marchal vedi scheda film

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La recensione su La truffa del secolo

di nickoftime
5 stelle

Campione del neo polar, ove per esso si intende la riproposizione in chiave moderna dei classici di Jeanne Pierre Melville e Henri-Georges Clouzot (solo per fare il nome di quelli più conosciuti), il cinema di Olivier Marchal si era distinto per il tratto personale e in parte autobiografico con il quale si era rivolto alla materia trattata. Se guardiamo a film come 36 Quai des Orfèvres del 2014 e L’ultima missione del 2008 non si può non pensare che le ricostruzioni ambientali, le psicologie dei personaggi e, soprattutto, il pessimismo intrinseco ad ambedue le storie altro non siano che il frutto dei trascorsi di Marchal che, in qualità di poliziotto, si batteva contro il crimine. In questo senso, La truffa del secolo rappresenta un cambiamento rispetto al passato non solo perché il milieu del protagonista – Antoine Roca/Benoit Magimel, imprenditore deciso a salvarsi dalla bancarotta organizzando una truffa ai danni dello stato – esula da quello solitamente utilizzato dall’autore per i suoi antieroi, quanto, piuttosto, per un realismo che abbandona le questioni private e si aggancia all’attualità (più o meno recente), essendo il film ispirato a un fatto di cronaca riguardante il raggiro operato sulla tassa del carbonio (si parla di 1 miliardo e 800 milioni di euro sottratti in Francia e di quasi otto miliardi a livello europeo), ambientato in un mondo, la borghesia finanziaria, destinato a entrare in collisione con quello del malaffare nel momento in cui Antoine, soffocato dai creditori e vessato dal suocero (un crudele Gerard Depardieu), desideroso di levarselo di torno, si fa prestare il denaro necessario ad avviare il progetto dal capo di un’organizzazione criminale che finisce per ricattarlo.

 

 

Dei lavori precedenti del regista francese La truffa del secolo non riesce a replicare la verosimiglianza del legame tra uomo e ambiente. Mentre nei film sopra menzionati i protagonisti sembravano essere il risultato di una ricerca antropologica effettuata sul campo, qui la relazione tra Antoine e il proprio universo appare più lasca, come se le immagini questa volta non contenessero le informazioni sufficienti a renderla credibile; Marchal se la cava facendo ciò che sa fare meglio, ovvero, restare attaccato al corpo dei personaggi e alla rapacità che gli permette di sopravvivere alle trappole della giungla metropolitana. A mancare è altro, soprattutto ciò che attiene alla messa a punto del colpo che, nella versione del regista, appare troppo abbozzata per risultare anche verosimile. Pur con i suoi difetti La truffa del secolo resta in ogni caso un film del suo autore, capace come pochi di stare dalla parte degli uomini: buoni o cattivi che siano.

(pubblicato su taxidrivers.it)

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