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Centaur

Regia di Aktan Arym Kubat vedi scheda film

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La recensione su Centaur

di alan smithee
7 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

A Bishkek, capitale del Kirghizistan, paese dell’Asia Centrale confinante a sud est con la Cina e a nord-ovest col Kazakistan, seguiamo le gesta quotidiane senza scossoni di un padre anziano, ormai cinquantenne, di un bimbo concepito da una moglie giovane e muta. Il ragazzo preoccupa la madre per il fatto che non parla, e per questo supplica il marito di trascorrere più tempo col ragazzo, che ripone verso il padre un vero e proprio sentimento di culto.

L’uomo, soprannominato Centaur, in effetti è stato oggetto di fama, seppur non di gloria, per essere stato un noto ladro di cavalli, ora riconvertitosi alla vita tranquilla in famiglia.

Ma quando un furto turba la quiete di quel complesso di baracche che forma un unico agglomerato attorno alle poche case in muratura dei ricchi, ecco che i sospetti si addensano sull’ex noto e scaltro ladro, costretto per questo a confrontarsi con sospetti e malelingue.

Dalla sezione Panorama del festival di Berlino 2017, ecco arrivare in qualche cinema di Francia l’ultima preziosa opera del regista Aktan Arym Kubat, noto a qualcuno per il suo precedente Svet-Ake, prima interessante preziosa tappa cinematografica tutta incentrato a tratteggiare i dettagli di vita di un popolo ed un paese certamente al di fuori delle più consuete mete cinematografiche.

La storia è un pretesto allettante per riuscire a farci respirare il sentore di una vita almeno un tempo organizzata nel senso della libertà e della libera caccia, che rende proprietari chi riesce ad appropriarsi dei capi che la natura vuole selvaggi e destinati a correre nelle praterie infinite che cingono una capitale contornata da abitazioni di fortuna, ed abitata da gente semplice ed affiatata.

Più che la storia in sé, vince l’atmosfera di un luogo quasi vergine alla cinepresa e alla settima arte, ove la libertà di agire si scontra con le poche regole che la civiltà impone per garantire l’ordine e un barlume di sviluppo.

Belle figure anche solo sommariamente tratteggiate, che parlano coi gesti lenti, con le espressioni fugaci catturate nei volti consumati dal tempo e dal clima poco clemente, e che ben si associano alle figure in corsa di bei cavalli oggetto di desideri illeciti e brame di possesso ingiustificate.

Un inno alla libertà come status imprescindibile, oltre ogni convenzione, regola di comune convivenza, questo suggestivo e visivamente potente Centaur, in grado di conquistare poco per volta lo spettatore con la bellezza ammaliante di un paesaggio che giustifica più di ogni altra circostanza, comportamenti e modi di agire lontani da ogni umana regola sociale.

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