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Félicité

Regia di Alain Gomis vedi scheda film

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La recensione su Félicité

di alan smithee
7 stelle

Epopea neorealista riuscita su una cantante apprezzata di notte in un bar della capitale congolese,donna solitaria ed indipendente di giorno.Un grave incidente metterà a dura prova la capacità di tener testa ai problemi, rendendola più vulnerabile all'amore, manifesto sotto le spoglie di uno zotico, enorme, tenero amante offuscato da troppo alcol.

FESTIVAL DI BERLINO 2017. GRAN PREMIO DELLA GIURIA

Felicite' è una donna congolese indipendente e fiera di esserlo: di notte si esibisce in in bar della metropoli di Kinshasa grazie alle sue doti canore e questo le consente di godere di una vita piuttosto slegata da vincoli o sottomissione di terzi.

Tuttavia il giorno in cui il suo figlio sedicenne Samo rimane vittima di un incidente in moto, e viene trasportato in ospedale gravemente ferito agli arti inferiori, alla donna serviranno molti più soldi delle proprie possibilità per assicurargli l'operazione che possa salvarlo.

Inizierà per la donna un calvario che si rivelerà di fatto purtroppo inefficace per salvare la gamba compromessa al figlio.

Oltre alla tragedia, la donna dovrà affrontare le attenzioni grossolane, ma sincere e disinteressate, di un gigantesco spasimante che la ama, ma non riesce ad esprimerlo adeguatamente a causa del suo irrinunciabile vizio di ubriacarsi ogni volta che tenta di approcciare nel locale in cui la donna si esibisce.

Si respira un'aria familiare a molti dei capisaldi del neorealismo italiano anni '40, in questo film apprezzato a Berlino tanto da guadagnarsi il Gran Premio della Giuria. E molta della società africana di oggi può ancora permettersi, o subire, a seconda dei casi, questa particolare predisposizione o caratteristica narrativa per certi versi oggi impensabile in molta parte d'Europa.

Ed infatti il regista Alain Gomis ci mette cuore, sentimento, colori che la bella fotografia valorizza come in un dipinto, e scandaglia la profondità caratteriale di una donna orgogliosa e fiera che cede alla lucidità e scaltrezza che la contraddistinguono quando il suo ruolo di madre diventa impellente, sopra ogni altra cosa.

Felicite' gioca con lo stridente nome della protagonista per raccontarci una storia di passioni e di tenacia di una madre-chioccia per la sopravvivenza dell'unico vero affetto al mondo per cui vale ancora la pena di battersi.

Belle inquadrature sulla protagonista che canta urlando il suo disagio, quello di milioni di abitanti di una Kinshasa dove valori e diritti come la previdenza e la salvaguardia della persona sono ancora un miraggio impossibile.

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