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Black Tide

Regia di Erick Zonca vedi scheda film

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La recensione su Black Tide

di Eric Draven
8 stelle

Sandrine Kiberlain, Vincent Cassel

Black Tide (2018): Sandrine Kiberlain, Vincent Cassel

 

Oggi recensiamo un film, ahinoi, passato alquanto inosservato un po’ dappertutto. Che invero avrebbe meritato decisamente maggiore attenzione poiché, a nostro avviso, si tratta di uno dei migliori polar francesi degli ultimi dieci anni, ovvero Black Tide (Fleuve noir) di Érick Zonca, sì, il regista de La vita sognata degli angeli.

Qui tornato alla stragrande con un thriller alquanto demodé a combustione lenta che ha trovato nella magnifica interpretazione di un ispiratissimo Vincent Cassel uno dei suoi massimi punti di forza.

Black Tide è stato sparutamente diffuso in poche nostre sale dalla Sun Film Group ed è una coproduzione franco-belga del 2018 della durata di circa centoquattordici minuti.

Questa la trama nei suoi elementi salienti:

 

il comandante di polizia François Visconti (Vincent Cassel) indaga sulla misteriosa scomparsa di un ragazzo adolescente di nome Dany, eclissatosi nel nulla.

Visconti è un uomo dai modi spiccioli, brusco, manesco, irruento e cafone, macilento e misogino, con due vistosissime occhiaie e i capelli perennemente unti. Un tizio scafato, iper-navigato e già nell’anima bruciato, alto, magramente robusto. Indossa una lisa, grigia, scialba giacca che pare una mantellina autunnale che stona rispetto al suo mini-cravattino da liceale arrogante e fighetto. Sotto questa scorza, però, da apparente duro burbero e scorbutico, forse nasconde fragilità interiori mai sanate. Probabilmente a livello inconscio non ha mai infatti superato l’abbandono della moglie.

E allora esibisce, a mo’ di maschera cinicamente protettiva, quest’aria da strafottente bastardo.

Veniamo immediatamente immersi in questa torbidissima storia di detection e seguiamo, passo dopo passo, ogni mossa indagatoria del nostro Visconti.

Il quale comincia a interrogare, prima di tutto e di tutti, la madre del ragazzo, Solange Arnault (Sandrine Kiberlain). È stata lei la prima a denunciare la scomparsa del figlio.

Solange vive ora da sola e accudisce con molte difficoltà la sorella di Dany, sua figlia Marie, (Lauréna Thellier), affetta dalla sindrome di down.

Suo marito Raphael, di professione marinaio, è praticamente sempre assente.

Visconti interroga ripetutamente e sempre più insistentemente anche il vicino di casa degli Arnault, il professore con velleità frustrate da scrittore Yann Bellaile (Romain Duris).

Visconti infatti è sin da subito chiaramente sospettoso di Yann poiché, secondo lui, dietro le sue pose da impeccabile docente educato e timido, cela inconfessabili segreti pericolosi.

Qui ci fermiamo nella descrizione della trama e non vi riveliamo altro per non sciuparvi la visione.

Visconti ha fatto bene a fidarsi del suo intuito da provetto investigatore con tanti anni di dura carriera alle spalle?

 

 

Fotografato dal nostro Paolo Carnera (Gomorra: La serie, Suburra, A.C.A.B. - All Cops Are Bastards) che preferisce immagini naturalistiche ed efficacemente realistiche a contrario delle modaiole riprese visive assai effettistiche che, purtroppo, pare che oggi vadano tanto per la maggiore, Black Tide si contraddistingue e spicca rispetto ai normali noir odierni in virtù proprio delle sue atmosfere, potremmo dire, cerulee e languide, morbose e inquietanti.

Sostenuto dalla regia accorta di uno Zonka molto più in spolvero rispetto allo sciapito spolverino di Vosconti, Black Tide si vivifica, come detto, nella prova proprio di Cassel. Che sfodera un’interpretazione da fuoriclasse, alternando momenti di esuberante aggressività follemente machista e viscida ad attimi e pause riflessive da Philip Marlowe sui generis assai malinconico ed esistenzialista.

Il suo Visconti è tutto fuorché simpatico ma Cassel riesce a donargli profondità e ipnotica allure grazie al suo viso scheletrico e tormentato, alle sue furtive occhiate fulminee e rapaci, enigmatiche e sottili, alle sue occhiaie marmoree e alle sue guance mangiate vive dai demoni della sua imperscrutabile coscienza e soprattutto dai torrenziali litri di alcol e caffè che quotidianamente deglutisce a tutt’andare.

Una prova magistrale quella di Cassel che a tratti potrebbe ricordare, fisiognomicamente e non, specialmente nei primi venti minuti, il miglior overacting di Nicolas Cage. Se proprio volessimo giocare di parallelismi con attori famosi di Hollywood.

 

 

In verità, Vincent Cassel si è dimostrato ancora una volta uno degli attori francesi ed europei più affascinanti, personali e bravi attualmente sulla piazza. Un attore che non teme confronti con chicchessia.

Un tempo lo si identificava solamente come il marito di Monica Bellucci. Ci pare che sia arrivato giustamente il momento, adesso che non sta più con la Bellucci, di smetterla di classificarlo peraltro e soltanto squallidamente, riduttivamente come il suo ex.

Vincent Cassel onestamente merita di essere apprezzato in particolar modo per il suo talento.

Black Tide è un ottimo film, Zonca ha firmato un noir di alta scuola stilistica ma, come detto, senza la performance di Cassel, avrebbe perso parecchio.

 

 

Vincent Cassel

Black Tide (2018): Vincent Cassel

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