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Black Tide

Regia di Erick Zonca vedi scheda film

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La recensione su Black Tide

di alan smithee
6 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Un adolescente fa perdere le tracce di sé e quella che sembra essere una bravata di qualche ora, diviene un vero e proprio mistero che mette in allerta la polizia, che interviene di fronte alla disperazione di una madre che rivuole a casa il su primogenito.

A seguire le indagini, un commissario di nome Francois Visconti (Vincent Cassel), tutto trafelato, stropicciato e teso, alle prese col fallimento del proprio matrimonio e pure lui con la gestione di un figlio adolescente con cui non riesce a instaurare un vero rapporto di dialogo, e che si sta avviando verso strade vicine alla criminalità organizzata e allo spaccio.

Impegnato nell’indagine, il poliziotto verrà in contatto con la figura dolente ma energica della madre (l’ottima Sandrine Kiberlain), alle prese con una secondogenita con un grave handicap mentale, e con uno stravagante e curioso professore (un Romain Duris ambiguo che sfiora la viscidità) molto intimo del ragazzo scomparso: quest’ultimo, improvvisatosi detective, si prodiga in indagini e conclusioni che non gli competono, fino a trasformare il proprio interessamento, in una posizione scomoda di numero uno tra i sospettati della sparizione.

La conclusione c’è, naturalmente, e sarà la più tragica e tetra tra quelle che si possono tentare di supporre.

Il valido regista francese Erik Zonca (La vita sognata degli angeli, Il piccolo ladro), torna sulle scene dopo anni, con l’adattamento, intenso e non privo (per fortuna) di luoghi comuni del noir che si rispetti, di un romanzo dal titolo “Un caso di scomparsa” dello scrittore israeliano Dror Mishani, e sonda, col pretesto dell’indagine, sconclusionata ed apparentemente senza via d’uscita, ma disposta col massimo impegno e risoluzione personale, le tragedie di una vita familiare che nasconde segreti inconfessabili che talvolta (fortunatamente solo nei casi limite) sfociano nella tragedia, senza rinunciare ad una ironia di fondo che si trasforma nei tratti di un teatro grottesco di figure tutte un po’ ostili, se non talvolta raccapriccianti.

Un film che riflette l’enorme difficoltà, che in molte situazioni esasperate separa e rende impossibile vivere in famiglia, dovuta alla mancanza dell’instaurazione di un dialogo tra figli e genitori, se non addirittura l’incompatibilità ad essere genitori non tanto fisici, ma quanto piuttosto tutori e garanti di una educazione ed una maturazione che forse nemmeno di conosce o si anela a far propria.

Vincent Cassel si prodiga in una caratterizzazione tutta tic e movimenti bruschi, forse manierata, forse eccessiva, ma tutt’altro che fastidiosa, ed il noir tutto sommato funziona abbastanza, pur non essendo un genere forse troppo nelle corde del sensibile regista, impegnato qui a tornare dietro le quinte di una regia cinematografica dopo quasi dieci anni dalla sua precedente prova.

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