Regia di Gregory Hoblit vedi scheda film
Un buon film dovrebbe essere trainante, e non farti fare alcuno sforzo per seguirlo. Dev’essere lui a investirti con la storia, non tu a doverla, a volte faticosamente, seguire. E’ il caso di questo eccellente lavoro che ti prende totalmente senza mollarti mai, non concedendo neanche un attimo alla noia o alla stanchezza. A parte l’eccesso descrittivo sanguinolento del crimine e una certa precipitosità in qualche dialogo, difetti ricorrenti del cinema americano, oggi accentuati al massimo (la cui spiegazione sta nel deviato substrato collettivo psico-culturale del modello stereotipo del “vincente”, tipico connotato della loro discultura) , il film sfrutta magistralmente, con uno stile hitchcockiano, il modello della patologia psichiatrica dissociativa, fondandovi una susseguenza molto serrata e coinvolgente, con un finale sorprendente.
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