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Caramelle da uno sconosciuto

Regia di Franco Ferrini vedi scheda film

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La recensione su Caramelle da uno sconosciuto

di alan smithee
3 stelle

PERSI A VENT’ANNI AL CINEMA…RECUPERATI TRENT’ANNI DOPO…IN RETE.

Un assassino seriale miete vittime tra le prostitute che si aggirano nei quartieri più popolari e tra i parchi cittadini. Donne prese a rasoiate e lasciate morenti sul ciglio della strada.

L’arrivo di Lena (Barbara de Rossi) in città, una giovane sfuggita al paese col pretesto di un lavoro come hostess di una compagnia aerea, ma in realtà giunta in città a fare la vita, induce le donne di vita più anziane ad accoglierla nel gruppo solo a patto che essa si unisca a loro, accettando di condividere lavori e favori con le ultime arrivate: tra i compiti assegnati, quello di accudire la giovane figlia adolescente di una di esse, Valentina, che finisce per affezionarsi molto alla sua nuova amica.

Nel frattempo le morti violente si moltiplicano (pure la veterana Jolanda – una Laura Betti sopra le righe più che mai - viene sgozzata nei pressi del porto), e le ragazze, considerata l’impotenza della polizia di fronte all’agire indisturbato del maniaco, si coalizzano ed attrezzano per contrastare il pericoloso assassino.

La circostanza fornisce alla narrazione, l’occasione di rappresentarci spaccati di vita di alcune tra le ragazze, impegnate anche a difendersi contro episodi di intransigenza e pregiudizio a danno di costoro: una riunione di condominio ad esempio, diventa l’occasione per spargere veleno e considerazioni squallide sulle abitudini di vita di Stella (Mara Venier), una appariscente donna bionda che conduce la sua professione in modo assolutamente riservato, senza causare occasioni per essere ripresa, se non motivate da un vero e proprio atteggiamento discriminatorio.  

Con la collaborazione dell’ispettore Giusti (Maurizio Donadoni), innamorato irrimediabilmente di Lena, l’assassino verrà alla fine smascherato, lasciando allibito chiunque.

Esordio, rimasto tale in regia, da parte dello sceneggiatore Franco Ferrini, che raduna per l’occasione un cast femminile importante di attrici note e molto prossime alla notorietà (tra queste possiamo citare Anna Galiena, Marina Suma, Sabrina Ferilli, Athina Cenci, Antonella Ponziani). Ma il difetto maggiore del film, debolissimo e prolisso, è che, col pretesto di rappresentare uno spaccato provinciale inerente il cosiddetto “mestiere più vecchio del mondo”, ci affligge con un delirio di dialoghi veramente demoralizzante, che infiacchisce il già debole plot giallo/thriller con cui si incornicia l’operazione.

Del film al momento dell’uscita si parlò parecchio, merito soprattutto del gran cast coinvolto, ma le interpretazioni delle pur brave attrici sono davvero quasi tutte inconsistenti, impoverite da una scrittura realmente sconfortante, (tenuto poi conto che Ferrini nasce sceneggiatore!), da una sciatteria inspiegabile, da film oltre la zona del B movie. Figurarsi, all'interno di questo sconfortante contesto, la pochezza delle poche parti maschili che residuano nel resto della stentatissima storia, che non riesce affatto a rinverdire i fasti del noir sexy e spietato, spesso interessante se non decisamente riuscito, dei primi anni '70!

Quello che solo pochi anni prima i Vanzina avevano con un certo successo (artistico e di pubblico) riportato in vita con l'incalzante, assurdo ed esageratamente sadico "Sotto il vestito niente".

 

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