Regia di Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film
Satira di costume che con impietoso sarcasmo fustiga vizi e difetti sulla mancata osservanza delle norme civiche (conferimento dei rifiuti per la raccolta differenziata, multe alle auto in divieto di sosta, controllo delle licenze pubbliche e private). Le argute notazioni di critica sociale non risparmiano niente e nessuno, evidenziando problemi e storture con cui si scende a patti per convenienza reciproca, nonostante le conseguenze di disordine burocratico e urbano.
L’immaginario paese dove è ambientata la vicenda indica per sineddoche il fatiscente Sistema Italia dell’uomo medio, declinato in un campionario di caratteri rappresentati con graffiante umorismo, bersaglio per strali di mordace derisione.
L’elettorato si dichiara a gran voce contro l’abusivismo dilagante: ma quando il risultato alle urne consentirebbe l’attuazione della legalità, subentrano inedite lamentele circa il rispetto delle regole collettive, ritenute per assurdo ingiuste. L’assemblea cittadina – riunita dal parroco per malcontento popolare – condanna di fatto la pratica dell’onestà (che come ci ricorda Giovenale “è lodata da tutti ma muore di freddo”), in nome della vecchia politica dedita al voto di scambio; la comunità si mostra quindi compiacente a questa perversa forma di governo, ratificandone la brutale ineluttabilità.
L’ormai collaudatissima coppia comica sigla il suo film certamente più ambizioso, capace di lanciarsi in spericolati riferimenti alla recente cronaca politica e giudiziaria più eclatante: il misterioso consigliori, giunto da Roma Capitale, è l’esemplare perfetto di certa fauna maneggiona che si muove nel sottobosco con la disinvoltura dell’impunito.
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