Regia di Dino Risi vedi scheda film
Risi affronta (nuovamente) temi impegnativi (l'amore, la morte, il tempo...), ma lo fa in modo indegno, pur avendo ottimi spunti a disposizione. Le nebbie di Pavia e della campagna padana sono senza dubbio affascinanti, e sono accompagnate da una bella fotografia, ma la sceneggiatura non è all'altezza della ambizioni. E' fiacca, mal costruita, e annulla l'originalità del soggetto costruendo quasi solo situazioni banali, senza riuscire a rendere bene né inquietudine né dramma. E così il romanticismo malinconico della vicenda cade spesso nel patetico. Passaggi deboli, debolissimi; personaggi piatti (si salva solo il protagonista, e gran merito ne ha Mastroianni); situazioni che sfiorano il ridicolo, specialmente in presenza dell'involontariamente grottesco prete spretato, Don Gaspare, oltretutto lungi dall'essere indispensabile ai fini della trama.
Cade dal cielo un buon finale, inaspettato e immeritato: la sorpresa della chiamata del fantasma che arriva nonostante la spina staccata del telefono. Non viene sfruttato.
Neanche Ortolani è ispirato.
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