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L'imperatrice Caterina

Regia di Josef von Sternberg vedi scheda film

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La recensione su L'imperatrice Caterina

di Antisistema
10 stelle

Con L'Imperatrice Caterina di Joseph Von Sternberg (1934), vale un pò il medesimo discorso fatto con il frappè a proposito del Settimo Sigillo (1957), se non il fatto che questa volta siccome il cibo è di produzione americana, loro sono soliti preparare un qualcosa svuotando tutto il frigorifero, quindi i sapori sono molteplici, qualcosa viene perso inevitabilmente nel gusto e al termine della mangiata hai un "piacevole" dolore allo stomaco, ma comunque sei consapevole di aver assaporato qualcosa di veramente speciale. Dopo L'Angelo Azzurro (1930), il film in questione è sicuramente il migliore della coppia Dietrich - Von Sternberg dietro cui poi vengono in tale ordine Venere Bionda (1932), Capriccio Spagnolo (1935), Disonorata (1931) ed infine Shangai Express (1934), in attesa poi di vedere un giorno Marocco (1931); tratto dai diari di Caterina II secondo i titoli di testa, in realtà come in tutti i film del regista, il realismo e l'attendibilità storica sono un mero optional per Von Sternberg atto ad esaltare le doti della sua favorita Marlene Dietrich e costruire immagini ultra-barocche ricolme di dettagli, simboli e riferimenti all'arte che avranno sicuramente ispirato il regista russo Sergej Ejstenstein per il suo Ivan il Terribile (1944). La pellicola si sviluppa in modo lineare e semplice nel primo atto, presentandoci una giovane ed innocente Sofia Federica di origine tedesca, scelta come futura sposa del granduca russo Pietro, futuro erede al trono; educata in modo severo sin dalla più tenera età la donna seppur non conosca lo sposo, decide di obbedire ai voleri materni e si mette in viaggio verso un paese così lontano e remoto dalla sua casa, accompagnata dal conte Alessio (John Lodge), da cui resta affascinata e l'uomo altrettanto ricambia i suoi sentimenti. L'arredamento prussiano era confezionato come una bomboniera rassicurante e dolce, proprio come le fattezze della protagonista ragazza, che improvvisamente si ritrova catapultata da un giorno all'altro in paese vasto come la Russia, dalle strade sconnesse ed innevate e dai palazzi imponenti, vasti, monumentali ed ultrabarocchi, che sembrano fatti apposta per schiacciare gli individui come lei, per di più ci si mette il futuro sposo Pietro, dalle fattezze per nulla avvenenti ed affetto da una labile forma di pazzia (storicamente una bufala, in realtà la presunta "pazzia" di Pietro III derivava dalla sua volontà di promuovere riforme decisamente progressiste per la Russia di quei tempi) e da un'autoritaria madre di lui, la zarina Elisabetta, che decide di chiamare la giovane con il nome di Caterina, decisamente più "russofono" rispetto a quello suo proprio. 

 

Marlene Dietrich

L'imperatrice Caterina (1934): Marlene Dietrich

 

La storia viene subordinata all'estro visivo-registico di Joseph Von Sternberg decisamente a suo agio con i barocchismi, l'iconografia e la sovrabbondanza di particolari diluita ed esaltata dal totale controllo del montaggio, composto per lo più da inquadrature costruite tramite l'uso della dissolvenza, usata non come mera transizione e basta, ma come strumento per "dilatare" il più possibile le immagini, in modo da sovrapporle e creare composizione visive debordanti nella loro sovrabbondanza. 

Ricco di simboli a cominciare dalle imponenti porte con maniglie ad altezza d'uomo ed immagini artistiche che ritraggono sempre scene di violenza, Von Sternberg finisce con il cogliere registicamente quello che la sceneggiatura omette, cioè il clima che si respirava in una corte europea basato su un generale tutti contro tutti, intrighi, tradimenti, delusioni e mosse articolate per mantenere il potere o comunque la propria posizione elevata a corte. L'eros sprigionato dalla Dietrich, viene altamente valorizzato dalle scenografie immense e dalla fotografia ultra.ricca, influenzata dai canoni di un espressionismo non più fatto dalle luci taglienti, ma da un illuminazione molto più articolata con vari piani di luce per creare composizioni visive raffinate ed originali, in cui si mostra tutto l'estro del regista che inizialmente era un semplice tecnico delle luci. 

Marlene Dietrich resta credibile in tutte le fasi evolutive del personaggio, comincia come ragazzina spaesata con quel viso "infatile" e gli occhi spalancati persi ed atterriti per un ambiente estraneo se non ostile a lei, dal quale viene per tutta la prima aprte soggiogata e sottomessa ai voleri della zarina Elisabetta e disprezzata dal marito, per poi prendere coscienza della propria capacità seduttiva e conquistarsi un largo stuolo di ammiratori in modo da proteggere sè stessa e mantenere salda la propria posizione, per poi infine prendere le redini della situazione e della propria vita, guidando un colpo di stato tramite i membri della guardia imperiale a lei fedeli, sfidando apertamente le pazzie del marito, quando obbliga i suoi soldati a buffe marcette nel palazzo e le punta contro i fucili, ma la Caterina resta impassibile ed esce da una situazione difficile con maturo sarcasmo, diventando poi l'imperatrice Caterina II, chiamata poi Caterina la Grande, colei che porterà l'impero Russo nell'epoca d'oro modernizzando il paese, portando una ventata d'aria di novità in uno stato troppo a lungo isolato dall'Europa continentale. Il trionfo della visionarietà di Von Sternberg che vede la Russia come un posto barbaro e medioevale, con una sequenza iniziale di tortura esplicite ordinate dai vari zar precedenti, possibile solo grazie al fatto che il film fosse stato realizzato prima della fine del codice Hayes, storicamente inattendibile in tutto ed il trionfo del kitsch secondo i detrattori, resta uno dei film più grandi mai fatti usciti da Hollywood.  

 

Marlene Dietrich

L'imperatrice Caterina (1934): Marlene Dietrich

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