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Il campione

Regia di Franco Zeffirelli vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Il campione

di John_Nada1975
6 stelle

Risibili le contumelie piene di odio a spada tratta di alcuni compreso il commento della vecchia gestione, per motivi ideologici e mettendoci la politica e il Berlusca di mezzo trattandosi di Zeffirelli, e ancora, visto che ce la possono mettere loro ce la metto pure io. EVidentemente professorini di scuola che votano PD o i suoi altrettanto impresentabili cespugli. Detto da uno che non è di destra nè tantomeno di sinistra.

E che poi magari si onanizzano al contempo per boiate impresentabili queste sì, "politiche" e di luogo banalcomune storico-ideologico imperante- cosa che "Il Campione" non è-, tipo ben altri film "pacco" "americani" di registi italiani(tipo Moretti che ha sempre perculato il fiorentino, ma che questi al Moretti tecnicamente poteva persino dire di non sapere chi fosse), come gli abominevoli questi davvero sì,  "This Must Be The Place", o trittici mucciniani innominabili, per tacere delle letali accoppiate Tornatore- Baricco, e dell'excursus a "stelle e strisce", del sempre regista di pubblicità locali in quel di Livorno Virzì, se dietro non aveva il PCI. Che fa pure rima.

In realtà non è neppure vero, come da decenni dice certa critica, che esso sia così lacrimevolmente denso e ricattatorio, ma certo è un film efficace nei suoi affondi emotivi, girato da uno come Zeffirelli che comunque aveva una cura del dettaglio, calligrafico o meno secondo i gusti, certosino-basti la lunga sequenza del combattimento di boxe finale, importante e pieno di pubblico, ma volutamente retrò e fuori dal tempo rispetto al 1979 del film, in evidente ricalco di quello originale del 1931 di King Vidor, del quale è un rifacimento; da scompisciare poi chi lo paragona a quelli di "Rocky", visto che alcuni dei coreografi sono gli stessi-, e una padronanza e riconoscibilità  di ciò che voleva in ogni minima inquadratura e scenografia, con pochi pari nel cinema italiano, mutuata da Visconti di cui era stato aiuto per anni. E che ha diretto pure Carmelo Bene, anche se il secondo lo attaccava nella maniera psicopatica che faceva il suo personaggio.

Basti ad esempio di questo la sequenza nel parlatorio del carcere tra Voight( eccellente, l'anno dopo l'Oscar come Miglior Attore Protagonista per i memorabile Luke Martin di "Tornando a casa", Hal Ashby),  il figlio T.J./Rick Schroeder, e sullo sfondo l'avvocato Dana Elcar, teatrale con un gusto del dettaglio che potrebbe essere in una versione di lusso de "La Tosca", studiata in ogni angolo, e taglio di luci. 

Forse io penso che possa stare così tanto sulle palle a qualcuno, soprattutto dati i tempi di "daje ar patriarcato, ammazzamolo st'infamone'', l'importanza rivendicata ed enunciata da Zeffirelli(vuoi anche in parte per autobografismo) per la figura del padre, e la impossibile da sminuire importanza dello stesso, per un bambino, e segnatamente quello protagonista T.J. Che c'è pure poco da perculare signori come "rubinetto di lacrime"- e scrisse quel trombone esemplare di Tullio Kezich all'epoca-, in quanto non ha niente a che vedere con un blando commediante quale Macaulay Culkin- citato da qualcuno-, essendo egli stato anche a 8 anni già un gran professionista drammatico. Ancora attore oggi- in età adulta ha fatto pure cose di un certo rilievo come le ultime stagioni di "N.Y.P.D.- New York Police Department"-, per vedere le sue confermate abilità da bambino e interprete consumato, basti il di poco successivo e bello, dramma aussie di ambientazione outback "Il Bambino e il grande cacciatore"(1980) di Peter Collinson, con William Holden al suo penultimo film.

Altra cosa che sicuramente farà incazxare qui come in altri posti nei quali imperversano le vestali della guerra al ''patriarcato", che Zeffirelli compia un discorso niente affatto ambiguo o timoroso- in linea con le sue convinzioni personali di sempre che piacciano o meno-contro il divorzio("abbiamo sbagliato tutti e due a non restare insieme"), e che nemmeno tanto velatamente non sia come oggi pare si sia obbligati a prescindere di essere, a favore delle donne senza se e senza ma, in qualsiasi situazione. La moglie è invece una donna che a suo tempo ha abbandonato il tetto coniugale e un padre che faceva di tutto anche spaccandosi la schiena da solo per dare un futuro e una situazione in cui non mancasse nulla al figlioletto, pur con il suo pericoloso vizio del gioco ma pur sempre essendo un ex campione del mondo di pugilato, per inseguire poichè bella e dalle capacità nel mondo della moda, ricchezze e successo personali, un nuovo marito miliardario con enorme panfilo d'epoca ed equipaggio(Arthur Hill).

Sempre una grande attrice davvero nel ruolo, Faye Dunaway, magnetica e accecante nei primi piani dalla sua bellezza- risibile ancora chi sostiene fosse "ai minimi termini estetici" nel film, oltretutto solo un pò appesantita perché incinta, l'anno dopo avrebbe partorito il suo unico figlio-, reduce l'anno prima da "Gli Occhi di Laura Mars", e dall'Oscar come Migliore Attrice per il capolavoro di Lumet, due anni prima.

Scelta intelligente ed efficace di farne una donna che si vede in lei prepotentemente risvegliato il senso materno per 7 anni tradito e dimenticato al rivedere il proprio figlio abbandonato, attrice che si era come "specializzata" in ruoli proprio l'opposto all'istinto della maternità, come la Diana Christensen del capolavoro citato lumetiano, gelida, cinica e ossessiva arrivista  che "va a letto con gli indici di ascolto", o la sublimata nella mostrificazione, madre degenere Joan Crawford di "Mammina cara" l'anno successivo a questo di Zeffirelli(sarebbe da citare perlomeno anche il suo ruolo sempre del 1980-'81, di moglie malata in ospedale, del detective dell'N.Y.P.D. Frank Sinatra, in ''Delitti inutili'', di Brian G. Hutton).

Splendido il pezzo "Cha-Cha Brazil'' nella scena di allenamento-montaggio in Florida, composto dal grande Dave Grusin, autore della colonna sonora.

Eccellente selezione di caratteristi americani che sarebbero troppi da citare tutti a partire da Strother Martin e Arthur Hill, Stefan Gierasch, Allan Miller bieco esattore in una delle scene migliori, Elisha Cook, Jr.,  Joe Tornatore, e non per l'apparizione negli ultimi 35' di un grande Jack Warden come allenatore di boxe del protagonista.

Randall "Tex" Cobb è Bowers, l'avversario più giovane del 37enne Billy Flynn/Voight, nell'incontro finale del film.

 

John Nada

 

 

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