Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Le opere letterarie sono state spesso per Mauro Bolognini la sua principale fonte ispirativa (e a volte è riuscito anche, sia pure con una buona dose di calligrafismo sempre presente nel suo cinema, ad essere un bravo illustratore di quelle storie e di quei romanzi).
Purtroppo credo che non si possa dire altrettato di questa sua riduzione in immagini (risalente alla metà degli anni '60 del secolo scorso) del romanzo di Thephile Gautier (malamente ridotto per lo schermo da Luigi Magni che scrisse la sceneggiatura).
Si vede chiaramente infatti che al regista e allo sceneggiatore stava più a cuore la protagonista (una Catherine Spaak ancora nei sui anni migliori) e l'occasione di giocarci sopra concentrandosi sulla storia abbastanza inverosimile (anche a causa della prorompente femminilità dell'attrice davvero poco androgina) di una ragazza travestita da uomo, con tutti gli annessi e connessi - sottintesi compresi - derivanti da tale comuffamento, che non quel flusso umoristico e spigliato di cui è permeato il libro di riferimento.
Con una impostazione del genere, non è difficile insomma immaginare che il regista abbia maggiormente spinto la sua attenzione sui qui pro quo di facile derivazione posciadistica derivanti dalle reazioni epidermiche del ruvido ma sentimentale ufficiale interpretato da Robert Hossein, oltre che sulla più che presagibile conclusione che rimette alal fine ogni cosa al suo posto. Insomma frizzi e lazzi (e poco altro) tutti concentrati sui facili equivoci di stampo sessuale, mandando di consegueza a farsi benedire la più ptofonda, ironica levità di Gautier e del suo romanzo.
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