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Le Fidèle

Regia di Michael R. Roskam vedi scheda film

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La recensione su Le Fidèle

di Furetto60
6 stelle

A metà tra Poliziesco e melodramma sentimentale, è un film avvincente,ma non privo di "forzature narrative"

Con poche ma potenti inquadrature dell’incipit, veniamo messi a conoscenza della difficile infanzia trascorsa da Gino, detto Gigì. La sua giovinezza, orfano di madre, è stata segnata dalla sofferenza e dalla paura, il padre addestrava cani da combattimento. Con un salto temporale la regia ci porta al presente, Gigi ormai adulto e belloccio incontra Bibi, una giovanissima affascinante e audace pilota, si vedono, si piacciono, scatta il colpo di fulmine, fanno l’amore senza troppi preamboli, lui si presenta in pubblico come un uomo d'affari, che fa export/import di auto. La coppia decide di andare a vivere insieme e fa grandi progetti per il futuro, ma Gigi in realtà, dopo una vita trascorsa all’insegna della ribellione, è dedito al crimine e alle rapine, cosa che peraltro, nel loro primo incontro ha riferito a Bibi, ma naturalmente, sembrando una burla non viene preso sul serio e la questione cade nel vuoto. In realtà, Gigì insieme ai compagni con i quali è cresciuto, fa veramente parte di una banda di abilissimi criminali professionisti. Ovviamente le bugie e le incongruenze col tempo emergono, quando Gigi comunica al padre l’intenzione di sposare Bibi, costui che è un benstante uomo di successo, scafato e navigato, lo esorta a smettere di raccontare fandonie, in quanto è perfettamente a conoscenza della sua attività, comunque anche se scettico, pragmaticamente non si pone di traverso, persuaso che perlomeno i sentimenti dell’uomo verso Bibì, siano buoni e autentici. Tuttavia, nell’ultimo colpo di questa gang, quello fatidico, che avrebbe dovuto sistemarli per tutta la vita, le cose prendono una brutta piega, uno dei suoi compagni resta ferito e in più stavolta hanno sparato ad un poliziotto, che nel conflitto a fuoco ha perso la vita.

Gigi è costretto a dire la verità a Bibi, ma nel frattempo la polizia è già sulle loro tracce, inevitabile il processo, la galera e poi arriva la terribile malattia di Bibì, quella che non lascia scampo. Il loro amore impossibile però prosegue, malgrado tutto, lei disperatamente cerca di salvarlo in tutti modi, perfino negoziando con la mafia albanese la sua possibile evasione, mentre ormai è tragicamente alla fine dei suoi giorni.
Le fidèle, del belga Michaël R. Roskam, ispirato ad una storia reale accaduta tra gli anni ‘80 e ‘90, è una riuscita operazione cinematografica di cocktail di generi, tra il moderno gangster movie e il melodramma. Il regista belga Michael R. Roskam  al suo terzo lungometraggio gestisce con padronanza , il racconto, restituendo il giusto  “climax” al  “polar” mescolandolo sapientemente con passaggi tipici del melodramma classico, inserendo anche alcune scene action spettacolari, poi introduce, elementi inediti: le corse in auto di Bibi ,che fa un mestiere solitamente maschile e poi la malavita organizzata, ma talmente bene, che sembra una sorta  di multinazionale del crimine, gli albanesi vengono inquadrati come manovalanza criminale, ma i veri capi, indossano giacca e cravatta, fanno affari e sono i più spregiudicati. Il film è compatto ed emozionante, la scrittura conferisce spessore psicologico ai personaggi, si sente un’atmosfera ambigua e il narrato è ricco di spunti, certo non sempre è scorrevole, alcune forzature si avvertono, tuttavia nel complesso, è efficace, con una fotografia intensa, saturata nei suoi colori.Il regista lavora molto sull’estetica, sui corpi dei due protagonisti, seguendone prima le bollenti scene di sesso e poi facendo intravedere sugli stessi, i segni della sofferenza, fino al vero e proprio calvario, immortalato nel viso deturpato dalla chemio di Bibì. Matthias Schoenaerts e Adèle Exarchopoulos, sono i bravi protagonisti. Roskam gira un lavoro avvincente,  che riesce a rendere credibili le trasformazioni dei personaggi nello svolgersi del dramma. Gigi, si sforza di ammorbidire la sua tempra, per salvare l’amore con Bibi, lei dal canto suo, non smette mai di amarlo, anche quando il quadro, diventa terribilmente chiaro. Una storia eccessiva e smisurata volutamente, nel trasmettere questo amore totale, che va al di là di ogni cosa, che avvolge e travolge i due protagonisti e stordisce gli spettatori. Un cinema derivativo, dalla tradizione americana, di cui mutua non soltanto i temi, ma anche le forme estreme. La densa colonna sonora accompagna le fasi salienti e quella ansiogena sensazione di attesa. Presentato fuori concorso alla 74esima edizione del Festival di Venezia.

 

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