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The Girl without Hands

Regia di Sébastien Laudenbach vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The Girl without Hands

di alan smithee
8 stelle

In un passato non particolareggiato, ma indicativo di un periodo contrassegnato da guerre e carestie che ci riportano ad un Medioevo di stenti e sofferenze, un mugnaio affronta la siccità cacciando quel poco che si trova nei boschi. Materializzatosi dinanzi a lui il Diavolo, ecco che costui gli offre la possibilità di incamerare ricchezze immense attraverso una nuova fonte che da cui sgorga acqua ed oro, che si incanala presso il suo mulino.

In cambio il maligno pretende la figlia dell'uomo, puntando alla sua purezza. Amputate le mani della giovane per impedirle la fuga, la ragazza trova comunque l'occasione per fuggire, fino ad incontrare un bel principe che, incantato dalla sua bellezza, la chiede in sposa regalandole due moncherini d'oro da incastonare sulle braccia.

Partito per la guerra con la nuova moglie incinta, l'uomo spera di far ritorno presto a casa e vittorioso. ma le cose per lui si mettono male ed il Diavbolo interviene per complicarle, riscrivendo una falsa lettera al fattore del suo castello, in cui il principe, rispondendo ad una (falsa) lettera della moglie che gli comunica la nascita di un figlio informe, lui ne ordinerebbe l'uccisione.

Il buon servitore uccide al suo posto un capretto, e fa fuggire madre e neonato, che trovano rifugio in una vallata amena ove la donna, nonostante le amputazioni, coltiverà la terra crescendo il suo bambino.

Al  ritorno del Principe dalla lunga guerra la verità emergerà, e spingerà l'uomo a mettersi in cammino per ritrovare l'amata moglie ed il figlioletto mai conosciuto, in un lieto fine agognato dopo una serie di funeste vicende sotto l'egida e l'arroganza del maligno.

Dopo il recente Louise en hiver, la Francia dell'animazione si distinguer nuovamente con un cartoon adulto tratto da una fiaba dei fratelli Grimm, in cui spicca soprattutto, per originalità, eccentricità e efficacia scenica, il tratto essenziale del disegno, che diviene quasi una semplice bozza apparentemente incompleta, specialmente nei primi munuti della vicenda, a cui l'occhio presto si abitua, rendendo il resto del racconto quasi trascinante.

Una storia di tentazioni maligne, del male contro il bene sopraffatto ma che alla fine la spunta, che non può non ricordare, oltre che per le tematiche anche per lo stile innovativo e quasi sfrontatamente estremo, l'originalità, l'erotismo e la dirompente bellezza del giapponese Belladonna of sadness di Eiichi Yamamoto, cult dell'animazione adulta risalente ai primi anni Settanta.

Su tavole disegnate ad acquarello e tratteggiate nei dettagli essenziali, su cui pennellate di colore dispensato senza il rigoroso rispetto dei contorni conferiscono un effetto complessivamente affascinante, si muovono i tratti distintivi (ma poco altro) dei vari personaggi, di cui percepiamo le caratteristiche fisiche e caratteriali soprattutto attraverso l'uso dei colori, cangianti e mutevoli a seconda della circostanza.

Una operazione degna di nota, rigorosamente destinata ad un pubblico adulto, e pure cinefilo, circostanza che rende ancora più coraggiosa l'operazione e degno di nota il notevole regista, Sébastien Laudenbach, al suo esordio nel lungometraggio dopo due corti sempre d'animazione, che sarebbe a questo puntio molto interessante riuscire a recuperare.

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