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Ti ricordi di Dolly Bell?

Regia di Emir Kusturica vedi scheda film

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La recensione su Ti ricordi di Dolly Bell?

di sasso67
8 stelle

È il primo film di Kusturica, con il quale il regista bosniaco vinse il leone d'oro alla Mostra di Venezia nel 1981. Meritatamente, direi, sia perché il film è valido ed avrebbe rappresentato l'esordio (ma questo lo si può dire con il senno di poi) di uno dei più importanti registi contemporanei, sia perché nel 1981 veniva da una cinematografia abbastanza sconosciuta come quella jugoslava, nota ormai per qualche stantìa pellicola sulla resistenza al nazismo.
La storia di Dino, sedicenne appassionato d'ipnosi, si svolge nella Bosnia dei primi anni Sessanta impregnata di cultura musulmana e di marxismo riveduto e corretto secondo l'esperienza di ciascuno (il padre di Dino, un patriarca bonaccione ma bevitore, si preoccupa che il comunismo venturo non consenta gli alcolici, mentre già l'Islam li proibisce). Il partito sta frattanto promuovendo un complessino di musica rock per prevenire la delinquenza giovanile: sulle note della "24.000 baci" di Celentano, Dino, citando a memoria un mantra di un ipnotista che si adatta anche alla natura del socialismo jugoslavo ("Ogni giorno sotto ogni riguardo progredisco sempre di più"), ospita nella sua soffitta una giovane prostituta ribattezzata Dolly Bell (in onore di un personaggio del film "Europa di notte" di Blasetti) e "diventa uomo".
L'importanza del film risiede nella sua essenza di primo vagito di un regista che con i suoi film successivi si costruirà la fama di cineasta monumentale, anche se, per quanto mi riguarda - e credo che ognuno abbia diritto a decidere i suoi film preferiti all'interno di una filmografia - continuo a preferire i primi "filmetti", questo e "Papà è in viaggio d'affari" (1985), dove i pranzi gargantueschi, le pantagrueliane bevute e le epiche lotte che giungeranno al culmine con "Underground" (1995) sono ancora in embrione.
Probabilmente Kusturica, che nel prosieguo della sua carriera acquisirà certamente una maggiore padronanza dei propri mezzi oltre che una maggiore disponibilità in termini di budget, non potrà più contare su altrettanta sincerità e su un afflato onestamente proustiano come in queste sue prime opere, sostenute del resto da attori di una bravura esagerata, come i due interpreti delle parti del padre (Aligrudic) e dello zio (Vujisic). (10 luglio 2004)

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