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Friend Request - La morte ha il tuo profilo

Regia di Simon Verhoeven vedi scheda film

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Utente rimosso (dinogeromel)

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La recensione su Friend Request - La morte ha il tuo profilo

di Utente rimosso (dinogeromel)
4 stelle

Un horror di produzione tedesca che ha poco da invidiare agli americani, ma la cosa potrebbe anche essere anche il suo limite.

“Marina Mills si è suicidata”.
E' un docente a interrompere la lezione per dare l'annuncio agli studenti.
Qualcuno chiede se sia vero che Marina ha postato su facebook il video del suo suicidio.
E' infatti il “social”, il tema conduttore di FRIEND REQUEST – LA MORTE HA IL TUO PROFILO, e il profilo di cui si parla è proprio quello di facebook.
Il flashback che segue va a due settimane prima e a come sono andati i fatti che hanno portato al suicidio di Marina.
Laura (Alicya Debnam-Carey, i cui lineamenti ricordano un po' Rebecca Hall) è una ragazza allegra e piena di amici.

Su facebook ne conta 830, e sanno tutto di lei: eventi, spostamenti, stati d'animo.
Il disturbo dato dalla dipendenza da internet è tra le materie del suo corso di psicologia, ma come afferma provocatoriamente il professore: “Il disturbo potrebbe essere avere troppo tempo da perdere”.
Marina (Liesl Ahlers) invece di amici ne ha 0. E' uno strano tipo, piuttosto cupa e solitaria, come i bellissimi, ma inquietanti video che posta sul suo profilo: “proprio da far venire gli incubi”.
Le chiede l'amicizia e Laura gliela concede, ma essere gentili a volte può risultare pericoloso, la sua stranezza è evidente a tutti: “E' un'amica o la tua prima paziente?” le chiede infatti Tyler (William Moseley), il suo fidanzato.
La festa di compleanno di Laura, a cui Marina non viene invitata, crea un'escalation drammatica che fa tornare al punto di partenza: l'annuncio del suicidio di Marina.
Da qui il film prende davvero la forma, peraltro dichiarata, dell'horror.
Ma “la rete” perde le sue potenziali connotazioni sociologiche per diventare puro e semplice pretesto per un film sul paranormale.
Le reazioni degli amici nei confronti di Laura, e ancora di più quelle dell'ateneo e della polizia, sono talmente plateali e illogiche che impediscono di abbandonarsi del tutto alla storia, perché trattando di paranormale, necessita che lo spettatore sia messo nella condizione di far finta di credere a tutto ciò che sta succedendo.
E la cosa sarebbe anche stata possibile, con un minimo di coerenza nei personaggi esterni al cerchio estero agli amici stretti di Laura.
Perchè Simon Veroheven mostra sufficiente padronanza dei mezzi e della materia, e la musica di Gary Co lo sostiene adeguatamente.
Man mano che ci si avvicina alla fine, si nota però un certo sbracamento, e anche la scelta del finale, per non risultare scontata, finisce per essere poco “coerente” pure quella.

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