“Tenebre segna una rottura con i due film precedenti (Suspiria e Inferno). Dai cromatismi accesi sono passato a una fotografia quasi in bianco e nero. Dalle scenografie eccentricamente composite sono arrivato a un’ambientazione romana inedita, un po’ futuribile, con poco traffico, un po’ di verde e belle case abitate da gente squilibrata. L’ho girato nel quartiere EUR, ma ho avuto a disposizione anche bellissimi interni originali come la villa dell’architetto Sandro Petti, dove ci sono pareti piene di splendidi quadri a collage del pittore Mimmo Rotella”. In Dario Argento, confessioni di un maestro, Argento racconta a Fabio Maiello quali scenografie ha utilizzato per Tenebre, tra i massimi esiti del suo genio.

Certo, è ampiamente girato all’EUR (dopo pochi minuti dall’inizio, la ladra interpretata da Ania Pieroni scende da una moto davanti alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo e anche Lara Wendel, più avanti, smonterà di sella nel medesimo quartiere prima di essere assalita da un ferocissimo dobermann), ma il lavoro svolto dal regista con Giuseppe Bassan è più ampio, diversificato, sorprendente. Per raggiungere Roma da New York, per esempio, lo scrittore Peter Neal parte dal terminal TWA Flight Center progettato da Eero Saarinen & Associates, per descrivere il quale Michele Calzavara, in un articolo su Abitare, riporta saggiamente le parole di Bruno Zevi, secondo cui Saarinen, con quel progetto, superava la gabbia del minimalismo restrittivo plasmando “con virtuosistica audacia il guscio cementizio per schermare stupefacenti fluenze spaziali trapassate da un ponte [...] con un’immagine levitante, quasi rigonfiata dal vento”.

Appena dopo, la già citata Pieroni ruba un libro presso La Rinascente romana di piazza Fiume firmata da Franco Albini e Franca Helg (di cui in verità il film mostra poco o nulla, come già per l’opera di Saarinen): un parallelepipedo che, mediante la disposizione orizzontale dei telai in acciaio, rimandava alle modanature proprie dei palazzi romani, tanto che il critico Reyner Banham la definì brillantemente “un’architettura tecnologica per un contesto storico”. Se gli interni capitolini della casa in cui è ospitato Peter Neal sono quelli della suite Petronius dell’ormai noto “Rome Cavalieri – A Waldorf Astoria Hotel” (un tempo Hilton), già citato nell’articolo dedicato a Giornata nera per l’ariete, la casa dell’assassino (almeno di uno dei due), Cristiano Berti, è la residenza modernista in via Perù disegnata da Sandro Petti e di cui parla Argento nella già citata intervista a Maiello.

L’autore vi indugia a lungo, mostrandone dall’alto l’ampio open space punteggiato da grandi aree verdi mentre viene percorso dalla sconvolta Wendel in fuga dal cagnaccio. Da notare come le sue vetrate scorrevoli a tutta altezza, da sempre gioia di ogni maniaco che può infrangerle con il minimo sforzo, diventino per una volta arma di difesa quando la ragazza in fuga vi incastra la mano del malintenzionato facendogli volare di mano il rasoio.

E se il luogo “sospeso” in cui sono ambientati i flashback con Eva Robin’s è una spiaggia del litorale romano, probabilmente tra Ostia e Torvaianica, la carrellata sui luoghi di Tenebre si esaurisce a Casal Palocco, frazione di Roma Capitale, dove nella piazza del centro commerciale Le Terrazze l’omicidio di John Saxon è messo in scena talmente in pieno sole che l’uomo si accorge della presenza del killer perché, per pochi istanti, questi gli proietta sul viso la propria ombra.

Casal Palocco dove è presente anche la costruzione in cui la giornalista Tilde e la sua compagna saranno massacrate dall’omicida, e in cui il regista girerà una delle più straordinarie scene della sua carriera. Si tratta di Villa Ronconi, realizzazione brutalista nata dall’estro dell’architetto Saverio Busiri Vici e costruita tra il 1970 e il 1973 in via Alessandro Magno nella quale, citando l’ottima descrizione di Arda Lelo rintracciata in rete, “i piani di cemento si susseguono a incastro come in una sorta di serpentone decomposto alla maniera cubista”.

La sua facciata è illuminata drammaticamente dai fari di una moto che fanno risaltare l’impiego plastico del calcestruzzo, la potenza delle superfici grezze, la contrapposizione tra luci e ombre generate dal virtuosismo dei suoi elementi sfalsati. Nessun altro spazio presente in Tenebre riceve il trattamento riservato all’immobile di Busiri Vici, che il regista romano pedina, scruta, perlustra, indaga, facendone un’ossessione.

Tilde entra in casa seguita dalla macchina da presa, quindi si ferma davanti alla scala che collega il piano terra a quello superiore in cui si trova l’altra donna. Le due hanno un diverbio, Tilde si sposta nella camera contigua e qui sente un rumore provenire dall’esterno; uno stacco la mostra mentre guarda fuori dalla finestra, ma poi la mdp l’abbandona, disinteressandosi a lei e interessandosi invece a riprendere la pelle dell’edificio, il cemento a vista in primissimo piano, di cui si vedono le imperfezioni, le rughe, la superficie irregolare, “butterata”, mentre la ripresa si spinge verso l’alto, librandosi a pochi centimetri dall’epidermide esaminata.

La macchina sale, vira a sinistra, inquadra la ragazza e torna a procedere verso l’alto, sempre incollata alla sfacciata, eclatante matericità del calcestruzzo. Quindi il braccio snodato della louma (la gru snodata che fu impiegata per la sequenza), come vivesse di vita propria, cambia idea, inizia a scendere, a mostrare in modo zenitale le grandi pianelle del tetto, in un tripudio di blu, in una porzione di piano improvvisamente irriconoscibile, da scenario fantascientifico.

Il tetto viene interamente rastrellato fino a sfociare nella veduta, ancora zenitale, del giardino sottostante; quindi una torsione spinge la macchina da presa quasi all’interno dell’appartamento, soffermandosi sulla vista del parquet che ricopre il pavimento e i gradoni della scala, per poi collocarsi frontalmente rispetto alle finestre e inquadrare la mano che impugna una tronchesina intenta a tagliare gli anelli di una serranda.

Un tour de force mostruoso e indimenticabile – concluso con uno stacco che porta gli spettatori dentro la residenza – oltre la logica, oltre la fisica, oltre qualsiasi buonsenso, durante il quale l’opera dell’architetto viene vandalizzata dalla furia di Argento, brutalizzata da uno sguardo mai così impudico, stuprata dal suo frenetico voyeurismo, in un tripudio di violenza che sembra quasi la prefigurazione di quello che, appena dopo, subiranno le due sventurate abitanti. E a rivederlo per l’ennesima volta, che capolavoro infinito è Tenebre.

Il film
Tenebre
Thriller - Italia 1982 - durata 98’
Regia: Dario Argento
Con Anthony Franciosa, Daria Nicolodi, Giuliano Gemma, John Saxon
in streaming: su Amazon Video Google Play Movies Apple TV
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