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Hello Tomorrow!

1 stagioni - 10 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2023-2023
  • 10 episodi

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mck

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La recensione su Hello Tomorrow!

di mck
8 stelle

Fly Me to the Moon River: in Other Words: Dream Maker.

 

 

Grazie al world building retrofuturistico (sospensione antigravitica più che elettromagnetica e alta robotizzazione parzialmente microingegneristica conviventi con nastri analogici e tubi catodici e assenza di Internet) “Hello Tomorrow!” – l’ucronica dramedy ambientata a cavallo fra gli anni ‘50 e i ‘60 di un XX secolo alternativo e creata per Apple TV da Amit Bhalla e Lucas Jansen (praticamente “esordienti”, e da qui la benevolenza verso certe incertezze) e da loro sviluppata sceneggiandola con Stephen Falk, Jiehae Park, Wes Brown e Olivia Milch, mentre le regìè dei 10 ep. sono affidate a Jonathan Entwistle, Ryan McFaul e Stacie Passon – è un diesel che parte in quarta imboccando non si comprende bene quale strada (in questo caso è un bene e non un male) per poi carburare mantenendo una velocità di crociera ad assetto costante (in questo caso è un male e non un bene) con un’ultima leggera accelerazione finale che porta questa prima stagione dalle parti della bella “On Becoming a God in Central Florida” (all’inizio rinnovata da ShowTime ma poi cancellata “causa” pandemia di CoViD-19) piuttosto che del capolavoro “Mad Men”. Quindi, dopotutto, un’eventuale seconda annata sarebbe assai gradita.

 


“Noi prendiamo il denaro, noi fabbrichiamo la verità.”

Billy Crudup (Sleepers, Everyone Says I Love You, the Hi-Lo Country, Jesus’ Son, Almost Famous, Big Fish, the Good Shepherd, “Alien: Covenant”, Gypsy, the Morning Show), insomma, pur molto bravo, non è certo il nuovo Don Draper, ma la sua figura di huckster/trickster (“Non è così che si soffia una bolla?”), ovvero d’imbroglione e truffatore sotto mentite/veritiere spoglie di venditore ambulante che porta a porta piazza, smercia e spaccia la sua… ehm… quasi letteralmente Luna di Carta (e chi ha orecchie per intendere intenda), è molto ben scritta e caratterizzata, e con lui un gran bel cast, a partire da Haneefah Wood e Nicholas Podany, dai caratteri coi piedi per terra, e poi tutti gli altri, ben sopra le righe, ma in grande stile: da una sempre performante (e adorabile) Alison Pill... 

 

 

...al grande Hank Azaria, passando per Dewshane Williams, Susan Heyward, Matthew Maher (che va ascoltato in inglese, anche se la traduzione e il doppiaggio s’impegnano nel renderne la dislessia: “È usolitoso che i consumatori versino le callosità del mercato su sé stessi sentendo di non essere all’altezza!”), Michael Harney, W. Earl Brown, Frankie Faison, Joel Marsh Garland, Michael Paul Chan, Dagmara Dominczyk e Francis Eve, senza dimenticare – beh, impossibile farlo – Jacki Weaver. Musiche di Mark Mothersbaugh (Rushmore, the Royal Tenenbaums, Lords of Dogtown, Disenchantment, Cocaine Bear).

- Mio padre diceva sempre che nessuno è incapace di sognare.
- Sembrano parole di un uomo saggio.
- Era un venditore.

 


Fly Me to the Moon River: in Other Words: Dream Maker.

* * * ¾   

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