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On Becoming a God in Central Florida

2 stagioni - 11 episodi vedi scheda serie

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La recensione su On Becoming a God in Central Florida

di mck
8 stelle

Working Girrrl.

 

 

Lo so, il vostro sogno bagnato e segreto è una serie basata sullo Schema Ponzi e ambientata nei primi anni ‘90 in Florida, vero? Orbene, eccola!

- Sei sicuro di fare del bene? Quelle persone… Hanno dato via i loro soldi! Dici che è uno strike come nel bowling, ma se fosse uno strike come nel baseball?
- È per questo che battono tre volte, dopo il primo strike puoi fare un home run!
- Ma non tutti loro faranno un home run! Persino l’opuscolo della FAM dice che la metà delle attività fallisce in un anno!
- Ed è per questo che ci stiamo impegnando per far sì che facciano parte dell’altra metà!

 


On Becoming a God (in Central Florida)” si svolge diegeticamente 13 anni dopo la seconda stagione di “Fargo - nel 1992 invece del 1979 -, ma Kristal Stubbs potrebbe essere la doppelgänger (o la sorella minore) di Peggy Blumquist: due caratterizzazioni, quelle impersonate da Kirsten Dunst, che - affrontando il sogno Americano e il Destino Manifesto della Terra di Latte e Miele - rappresentano - al fianco di alcune altre, ad esempio i ruoli messi in scena per “Marie Antoinette”, “Melancholia”, “WoodShock” e “the Beguiled” - l’apice della sua carriera [che comprende inoltre, secondariamente, dopo la naturalezza espletata negli esordi di “Interview with the Vampire” e “the Virgin Suicides” (la collaborazione con Sofia Coppola è fondativa), la piccola parte, collaterale ma indimenticabile, per “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” e la più classica, ma egualmente forte, per “MidNight Special”, senza dimenticare il trittico raimiano-spidermanesco e, perché no, sempre dal PdV recitativo parlando, il dittico Wimbledon/Elizabethtown].

 


[Il pubblico del Telethon di provincia ascolta.]
L’America. Che cosa vuol dire essere americano? Cosa vuol dire essere una nazione di persone lavoratrici e industriose? Ogni volta che l’America ha combattuto in una guerra, l’America l’ha vinta!
[Il pubblico del Telethon di provincia annuisce e sorride.]
Ogni volta che viene trovata una cura a una malattia, viene trovata in America! Ogni invenzione, ogni cosa che rende le nostre vite più facili, più divertenti, più magiche, è stata creata nella nostra grande nazione! Che cosa vuol dire essere americano? In questa terra di illimitate risorse naturali e di grande creatività io posso assicurarvi che ogni singolo individuo può diventare un nuovo milionario! Ci sono miliardari seduti tra il pubblico, ve lo garantisco! Sei tu? Sei forse tu... [Obie Garbeau guarda direttamente verso la videocamera che lo sta inquadrando e la indica direttamente nell'obbiettivo] ...a casa? Il sistema Garbeau permette di far avverare i vostri sogni.
[Il pubblico del Telethon di provincia annuisce e sorride.]
Noi siamo l’America. La patria dei coraggiosi, e la terra dei milionari!
[Il pubblico del Telethon di provincia applaude.]

 


On Becoming a God in Central Florida” parte lentamente, per poi crescere sino ai due potenti episodi centrali, ed infine calare un po’, ma assestandosi ad alti livelli (si consideri inoltre che i due creatori e showrunner - Robert Funke e Matt Lutsky - sono praticamente al loro esordio sulla lunghissima distanza).

 

 

E questa solida tenuta è data dal cast - completato dal grande Ted Levine (il Jame "Buffalo Bill" Gumb di “the Silence of the Lambs” è cresciuto ed è diventato Obie Garbeau II, un mefistofelico imbonitore da stracci), Théodore Pellerin (molto bravo a creare un carattere del tutto respingente, per quanto “comico”, qual è quello di Cody Bonar), Alexander Skarsgård (una parte breve ma globidontemente intensa...), Mel Rodriguez, Beth Ditto, Kevin J. O’Connor, Julie Benz, Mary Steenburgen, Usman Ally… -, alle sceneggiature (Funke e Lutsky si riservano la metà degli episodi, tra i quali ovviamente pilot e final season, mentre i restanti sono scritti da Esta Spalding ed altri) ed alle regìe: Charlie McDowell - “the One I Love” e “the Discovery” -, anche co-produttore (TriStar e Sony per ShowTime) con i due autori, Kirsten Dunst, George Clooney e Grant Heslov, in intro ed outro, e Jeremy Podeswa, Rose Troche, Tricia Brock, Julie Ann Robinson, Matt Spicer, Daniel Scheinert, So Yong Kim e Rodman Flender.

Musiche - vale sempre la pena ricordarlo - di Danny Bensi e Saunder Jurriaans.

 

 

Cody a Krystal.
- Potrei trovare un lavoro.
- E cosa faresti?
- Non lo so, non ho mai lavorato, prima.
- Lavorare è difficile.
- Per questo non l’ho mai fatto.

 


E se finisse così - con quella promessa fatta tra sé e sé, cioè con testimone la moglie, da Obie a Krystal - senza una seconda stagione (già messa in cantiere), sarebbe uno dei finali più lietamente cinici dai tempi di “Mad Men”.

- Tu sei un demonio!
- No. Sono una donna d’affari.

 

* * * ¾

 

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P.S. “All Grown Up”: eh beh, sì.

 


P.P.S. Prendete esempio anche voi dalle Piramidi Finanziarie Albanesi (Orlando, Tirana, Miami, Durazzo: tutto il mondo è paese), e partite dando retta (perché siete disperati a causa della crisi economica del momento? No, perchè siete i soliti poveri coglioni di sempre!) ai real-true Bill, Elon, Jeff e Barack!  

 

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