2 stagioni - 20 episodi vedi scheda serie
Il Papa pop reazionario e antibergogliano Lenny Belardo, in arte Pio XIII colpisce e piace, potenza di un grande (e ritrovato) Sorrentino.
Liberatosi della maschera di Toni Servillo, ma non della sua visionarietà, Paolo Sorrentino mette in scena i misteri, ciò che sta dietro lo stato più piccolo e più potente del mondo, il Vaticano. Sulla scia di Nanni Moretti, l’autore napoletano sa concretizzare al meglio un progetto ambizioso e unico. E’ proprio vero che certe serie (vedi TRUE DETECTIVE) sono Cinema e anche Sorrentino con dieci mini film è riuscito a dilatare e ottenere con la serialità quello che con le due ultime opere controverse non era riuscito. Al soglio di Pietro è stato eletto un cardinale americano di soli 47 anni, biondo e con gli occhi azzurri. Un burattino da manipolare per le vecchie gerarchie, un allievo imberbe del più quotato Spencer. L’untuoso e navigato Voiello è convinto di usarlo come vuole…ma Lenny Belardo autoproclamatosi Pio XIII si rivelerà una sorpresa per tutti.
Il Papa ama rompere il protocollo: fuma (come Papa Roncalli) nelle stanze vaticane nonostante il divieto imposto da Giovanni Paolo II, mangia pochissimo (come Paolo VI), usa la preghiera (Papa Luciani docet) come arma per farsi ascoltare da un dio che forse è lassù o più probabilmente in ogni cosa. E come tutti i papi sa usare la confessione pro domo sua. Tutto quello che mi viene nascosto prima o poi mi viene svelato, come se mi venisse affidato. Il suo primo discorso, sognato e pronunciato, non convince, spiazza, disorienta. Belardo è un calcolatore, è un giovane estremo (come ipotizza il suo padre spirituale), è un santo come dice suor Mary, che lo ha allevato e cresciuto. Lenny è stato abbandonato dai genitori hippie all’età di otto anni. Il loro pensiero, il loro ritorno è la sua ossessione. L’assenza è presenza, sono le fondamenta del mistero, quel mistero che voglio che sia al centro della mia Chiesa. Ha le idee chiare, ha concetti e visioni e ama vedere i regali (autentici) che riceve un Papa, per poi poterli apprezzare nei giardini, tra sogno e realtà. Egli ha la sua strategia comunicativa, che sta nel non farsi vedere, nel non comunicare, se non l’essenziale. Essendo giovane non ha necessità del consenso. La scena del discorso tanto atteso ai vescovi è di una potenza visiva e verbale incredibile. Papa Pio XIII si rivela un reazionario, un nostalgico di sedie gestatorie, di baci sulla pantofola. Tutto ciò che era aperto è chiuso…ci siamo solo per dio…sono troppi anni che andiamo verso gli altri…solo la chiesa possiede il carisma della verità, dobbiamo essere proibiti, inaccessibili, misteriosi, questo è l’unico modo per tornare ad essere desiderabili, il fanatismo è amore, per dio.
Predica, auspica e vuole una Chiesa per pochi, l’amore per dio va misurato con l’intensità non con i numeri. La liturgia come momento solenne e non evento mondano. Al di là delle prediche Papa Belardo - all’interno del Vaticano e anche fuori dalle mura - sfida il peccato, il desiderio, conosce i suoi prelati, li esamina con discrezione per poi affidarli incarichi in cui sa che non falliranno. Solo l’amico d’infanzia Dussolier cadrà come un angelo ribelle e corrotto. Usa l’Alaska per i detrattori. Combatte l’omosessualità, pur sapendo che i due terzi della chiesa ne è pregna. Voiello è costretto ad archiviare i vecchi metodi di ricatto, perché ha trovato uno più furbo e abile di lui. I due convergono sulla linea da adottare nei confronti dei visionari alla Tonino Pettola. Sorrentino tratta l’argomento meglio di Fellini ai tempi dei fratellini de LA DOLCE VITA, che vedevano la Madonna ovunque. Dà forza, ironia/colore e la giusta dose di distacco e misticismo laico alla delicata questione. Idem (ma senza ironia) alla vexata quaestio della pedofilia. Il fragile Gutierrez (uno straordinario Javier Camara) si rivela forte e determinato nella tentacolare e solitaria New York. Nell’incontro con il premier borioso e fintamente di sinistra alla Renzi, il Papa dà lezioni di politica con un solo bigliettino minacciando il non expedit del lontano 1848. La presenza dello storico Alberto Melloni si avverte notevolmente. E Sorrentino sceneggiatore, con Contarello collaboratore, sa integrare a dovere le parti storiche, verosimili con la sua fantasia, inventiva e poliedricità narrativa. I titoli di testa con i quadri papali segnati dalla stella cometa, dalla All along the watchtower di Bob Dylan-Jimi Hendrix e dall’occhiolino del pontefice sanno di pop art, di rockstar, c’è in nuce tutto quello che vedremo. Sorrentino usa il bastone e la carota con gli spettatori, allo stesso modo di Pio XIII con collaboratori, cardinali, conoscenti e fedeli. Idem nello stile: incredibilmente sobrio, ragionato, controllato, e dunque ancora più suggestivo. Vero capolavoro, nonostante qualche difetto inevitabile in dieci parti di film. Ottimi attori, italiani e non, Jude Law in primis. Però vorrei chiudere con un tocco tipicamente sorrentiniano dato dalla canzone cantata da Nada, ballata dalla premier Groenlandese e ascoltata in silenzio da Lenny. Non c’è niente di meglio che stare in silenzio a pensare al meglio. Proprio così…
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