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Ho un problema con la carta
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Non sono capace di disfarmene, buttarla, eliminarla. Mi sembra che ogni pezzetto di carta o cartone non esaurisca mai le sue possibilità. Se è stampata, scritta, disegnata, beh, ovviamente ha il valore aggiunto del contenuto. Se è bianca, intonsa, illesa ha ancora tutte le sue carte da giocare. Se è usata, vecchia, strappata, consumata, come i cartoni dei traslochi, ci si può ancora pitturare sopra, la si può usare come supporto per portare a termine degli art attack.

L’unica cosa di cui cerco di disfarmi costantemente sono gli scontrini della spesa (via, buttare via, dimenticare!), ma anche quelli pare godano di una vita propria: mi si ficcano nelle tasche dei jeans e poi me li ritrovo in mille pezzi spugnati nella lavatrice. Ovviamente non resisto ai bloc notes, ai quaderni a quadretti, alle vecchie foto stampate e scolorite, ma anche le risme di carta bianca formato A4 esercitano su di me un richiamo irresistibile. Infine, ironia della sorte, lavoro nell'editoria.

Non so se questo problema si è amplificato con la professione o se son finito a fare questo ingrato mestiere perché il destino ha deciso che l’unica possibilità che avevo di guarire era quella di sottopormi ad una cura shock. Di certo stampare 32000 copie di un giornale alla settimana (Film Tv) e - a causa di una malattia endogena alla distribuzione nelle edicole per cui non si sa dove le copie vengono realmente vendute - esseri costretti a buttare al macero due tonnellate di carta alla settimana non mi sta affatto aiutando a superare il problema, come sostengono quelli che dicono che se hai rischiato di annegare devi buttarti subito in acqua.

Quindi, quando è venuto il momento di stampare il nuovo annuario di Film Tv (la pubblicazione che raccoglie le recensioni di tutti i film usciti nelle sale ogni anno) ho chiesto al distributore di dirmi quante copie erano avanzate dalla vendita dell’anno scorso, anche se non avevo ancora bene idea di cosa potessi farci. Quando mi ha mandato la risposta (e quando ho visto le foto dei bancali sui quali le copie erano stoccate) è stato troppo e non ce l’ho fatta: ho iniziato a pensare che fosse NECESSARIO recuperarle.

E così, spingendo e scansando tutti gli ostacoli, mi sono impuntato e ho deciso di far trasportare (le Povere copie!) allo stampatore della nuova edizione dell'Annuario, ho chiesto di farle guardare una a una scegliendo quelle in migliore stato e infine di farle inserire come omaggio insieme a quello nuovo appena stampato (in edicola dal 2/3 febbraio). Quindi, chi compra l’Annuario quest’anno, ci trova anche una copia di quello dell'anno scorso. Per portare a termine questa iniziativa ho dovuto (e voluto) sostenere vari costi (trasporto, cernita, confezione) ma sono convinto di aver fatto una cosa buona e giusta, anzi due.

Un omaggio ai lettori che (ancora) comprano un libro o un giornale, perché pensano che abbia un valore o che forse, come me, hanno quella stessa piccola, straordinaria, malattia (leggere e conservare - spero - prodotti editoriali di carta). E un regalo a me stesso, per alleviare, almeno un po’, il dolore di mandare al macero 5000 copie di un libro. 340 pagine faticosamente realizzate, stampate, assemblate, caricate sui camion, consegnate alle edicole, restate in attesa nelle edicole per un paio di mesi di finire sotto agli occhi giusti, per poi essere riconsegnate al distributore locale, riportate con altri camion fino al magazzino centrale e restate pazientemente in attesa sui bancali per otto mesi. E quindi ora sono felice di dare a tutte queste copie una seconda possibilità di finire tra le mani giuste.

Sono ormai molti anni che dell’editoria cartacea è stata decretata la morte certa. Eppure io non ci credo. Con il mestiere che faccio, d'altronde, non posso crederci. Penso che nell’ideare e nel realizzare libri e giornali ci sia ancora un valore. Penso che ci sia un valore nel fatto che ciascun prodotto editoriale cartaceo ha a disposizione uno spazio finito, delimitato dal formato e dal numero di pagine da cui è composto. E questo semplice limite obbliga tutti coloro che partecipano a questa realizzazione a fare delle scelte. Dall’ordine con cui i contenuti sono organizzati e proposti, alle parole scritte, alle foto usate. Dalla scelta della copertina fino all’ultima pagina, quella che chiude il discorso, come l'ultima sequenza di un film. Nella semplice esistenza di questo limite c'è la possibilità di una bellezza.

Ovviamente, da editore di questo sito, apprezzo anche tutte le potenzialità della navigazione sconfinata propria della rete, la possibilità di scorrere lunghe liste di film e di serie, di ordinarle con diversi parametri affidando allo spettatore le chiavi con cui aprire e chiudere le danze, leggendo opinioni diverse, siano esse brevi, fluviali, moderate. La cosa interessante, che mi permette di tornare all’inizio di tutto, è che qui, nulla va al macero. Tutto può trovare un suo spazio, un suo fine, un suo lettore. Anche ad anni di distanza. Anche su film di cui nessuno parla più.

A proposito di ciò, questa settimana esce nei cinema Povere creature! di Yorgos Lanthimos. Il film si è meritato la copertina del nuovo numero di Film Tv (32000 copie, conto su di voi!) con uno speciale critico, a cui hanno partecipato parecchie firme del settimanale, al quale si sommano quelle della nostra community. Un patrimonio da leggere che lascia già intendere come il film di Lanthimos si avvii allegramente ad essere uno dei più discussi dell'anno. Se lo vedete non dimenticatevi di votarlo, se vi solleva dubbi, quesiti, rabbia, sconcerto, scrivetene.

Anche su un foglio va bene, ma ovviamente una cartolina è ancora meglio.

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