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ANIMAL KINGDOM - La legge della giungla
di Andrea Fornasiero ultimo aggiornamento
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Nel regno animale sopravvive il più adatto e si rivelavano infatti i più flessibili sia il ragazzo protagonista, sia la madre interpretata da Jacki Weaver, nel film di David Michôd del 2010. Ora per il canale Tnt Jonathan Lisco e John Wells, con Michôd tra i produttori, hanno tratto da Animal Kingdom una serie Tv omonima, che naturalmente amplia in grande misura il materiale originale. Il film infatti non raccontava le gesta criminali della famiglia di rapinatori, ma li vedeva fin dal principio braccati dalla polizia in una battaglia per la sopravvivenza. Non a caso la prima vittima della pellicola era Baz, che aveva espresso poco prima a Pope il desiderio di ritirarsi dalla criminalità. Alla sua morte seguiva la rappresaglia e quindi uno scambio di colpi tra la famiglia che cerca di proteggersi e la polizia che tenta di incastrarli con il giovane J. nel mezzo.

Quest'ultimo elemento è ripreso anche nella serie, dove J. viene in effetti avvicinato da agenti che indagano sui Cody, ma in questa prima stagione la battaglia con le forze dell'ordine è solo al principio e la famiglia è ancora ben addentro alla criminalità. I caratteri del film sono più o meno rispettati, ma sono anche portati all'estremo. Se nel film la madre, detta Smurf (ossia “puffo”), svelava solo nelle ultime fasi la propria machiavellica astuzia, nella serie è fin da subito una donna di ferro che tiene più o meno per le palle i propri figli. 

Un ruolo quasi sopra le righe che solo l'intensità di una grande Ellen Barkin riesce a rendere credibile, così come la follia di Pope è nella serie meno sottile di quanto fosse nel film, dove il personaggio era ritratto dall'ottimo Ben Mendelsohn. In Tv il difficile compito spetta a Shawn Hatosy, che si rivela comunque convincente grazie anche ad accorgimenti di messa in scena, per esempio il suo look: dove gli altri sono un po' sguaiati in stile californiano, lui indossa invece camice dalla maniche corte o delle polo, dal colletto sempre quasi chiuso come a rappresentare lo sforzo di tenersi sotto controllo, eppure perennemente prossimo a esplodere.

Anche altri due fratelli mantengono in modo più calcato i caratteri cinematografici: Craig (Ben Robson) è in entrambe le versioni il più esuberante e preso dalle droghe, ma qui non è riuscito a farne un business e anzi finisce presto in un brutto guaio proprio con altri trafficanti; Deran (Jake Weary) è in Tv compiutamente omosessuale – anche se lo nasconde a parte della famiglia – e il suo essere gay non è dunque solo accennato da qualche crudele battuta di Pope come era nel film. J. (Finn Cole) segna invece alcune nette differenze, soprattutto per la sua indole: diventa velocemente a suo agio con il milieu criminale della famiglia ed è decisamente più duro nel proprio comportamento. Del resto è diversa anche la sua ragazza, Nicky, che lui nel film diceva di amare perché era gentile mentre qui è più che altro una ribelle rispetto alla rigidità della sua famiglia (a sua volta del tutto diversa da quella della pellicola). Il principale scarto è però in Baz (Scott Speedman), che è sempre la mente dei Cody insieme a Smurf, ma in Tv è anche parzialmente estraneo alla famiglia in quanto figlio adottivo, oltretutto è anche l'unico sposato e con una figlia e si lascia pure intendere che potrebbe essere il padre di J. (ma non lo darei per scontato), la cui madre era la gemella di Pope.

Queste differenze sono da una parte a una semplificazione che è anche un impoverimento nel ridurre l'ambiguità di alcuni personaggi, come Craig e soprattutto Deran, dall'altra però sono una necessità dell'espansione del racconto in forma seriale. I protagonisti si fanno più definiti ma si arricchiscono ognuno di ulteriori relazioni e il loro passato prende in qualche modo forma, magari attraverso alcuni flashback come per Smurf o più semplicimente per via dei dialoghi. Del resto, come già detto, anche la trama è molto diversa dal film e si concentra, piuttosto che sul guardia e ladri con la polizia, sulle azioni criminali dei Cody, sui loro fantasmi personali e sulle loro reciproche rivalità, tutt'altro che alleggerite dal relativo successo delle loro azioni. È poi lo spostamento di ambientazione nella California del 2016 a suggerire alcune variazioni, come rendere Craig uno più vanesio e portare relativamente alla luce l'omosessualità di Deran. Lisco e Wells inoltre legano a modo loro Animal Kingdom a Point Break e fanno dei Cody più o meno dei drogati di adrenalina, che amano non solo il surf ma anche sport più estremi come il paracadutismo, praticato con l'immancabile GoPro, il tutto però senza filosofeggiarci sopra.

L'operazione non è imprescindibile ma risulta nel complesso riuscita, sia in primo luogo per la buona prova di tutto il cast, sia perché gli elementi aggiunti hanno una loro solidità narrativa (dalla relazione di J. con la prof., alla famiglia di Baz, fino al passato di Smurf), sia perché la tensione è ben presente tanto nelle scene d'azione (ovviamente limitate dal budget televisivo) quanto in quelle di confronto interpersonale. A questo giova anche la regia segnata dallo stile di John Wells, al solito ravvicinata ai personaggi, ma anche attenta all'ambiente che li ospita. Nel finale di stagione Wells si avvale poi di una colonna sonora molto ritmata, che si spinge fino ai Prodigy in una doppia versione per i due montaggi alternati finali, prima di lasciare alla colonna originale della serie l'emblematico, teso e corale scambio di sguardi conclusivo, che lascia molto ancora da raccontare per le annate a venire.


Qui i precedenti articoli della rubrica CoseSerie.

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