Poker Face
- Serie TV
- USA
- 2 stagioni 22 episodi
Titolo originale Poker Face (2023)
Con Rian Johnson, Benjamin Bratt, Natasha Lyonne, Steve Buscemi, David Negri
Tag Giallo, Femminile, Crimini, Storie di vita, USA, Anni duemilaventi

Per questioni di priorità non leggerei, mai, un libro di Paolo Cognetti (o, per lo meno, fin’ora è andata così), ma lui – che non può fare altrettanto, tiè!, e al netto, da una parte, dei recenti sviluppi medico-cronachistici (e con l’eccezione relativa al dietro-front, apparentemente però più che altro “titolistico” e d’indicizzazione dei motori di ricerca e delle I.A., rispetto alle “polemiche” da Cretinismo delle Valli relative a, per l’appunto, “Giù nella Valle”, con la crème de la crème e il fior fiore dei valsesiani – azzarderei più magütt e picasàss, e soprattutto mèssi e banché, per natura malfidà, che pastori e contadini – insorta a colpi di forconi in resta e torce infuocate a timbrare lettere aperte), e dall’altra, invece, dell’ottima collaborazione con Vasco Brondi per “Ascoltare gli Alberi” – mi è sempre stato (contenutisticamente parlando: dichiarazioni e interviste) simpatico, e questo ad esempio vale anche per Paolo Giordano (una flebile speranza ce l’ha il thehumanstainiano “Tasmania”) così come per Vera Gheno (e pure per Chiara Valerio, toh, al netto della giusta decisione “garantista” presa con le parole sbagliate in favore dell’amico Leonardo Caffo), e tutta ‘sta pippa per dire che del “cosa” strutturale di “Poker Face” non me ne potrebbe fregare di meno, ma del “come” infra-strutturale, invece, ...oh!
Sarà poi che la sua protagonista e anche per un episodio co-sceneggiatrice e per due, compreso il finale di stagione, regista Natasha Lyonne (“Orange Is the New Black”, “AntiBirth”, “Russian Doll”, “His Three Daughters”) è, in rigoroso ed imparziale ordine alfabetico crescente, bella, brava, intelligente e… simpatica, e il gioco è fatto: i’m falling in love (again, twice).
E questo secondo capitolo di “Poker Face” (12 ep., Peacock, 2025) risulta francamente adorabile già dalle prime battute anche per il contrasto assurdo fra la precisa accuratezza messa in atto, campo e scena nella costruzione delle storie verticali [mentre l’annata – e anche questo è un pregio, da un lato a prescindere e dall’altro proprio grazie all’originalità della costruzione e alla sicurezza del polso che ne delinea l’andazzo – è tripartita per quanto riguarda l’aspetto orizzontale: i primi 3 ep. proseguono sgomitolando il filo conduttore della stagione precedente, chiusasi con un cliffhanger (questa invece la thelma&louisiana brusca interruzione in freeze-frame la anticipa e la “smonta” settantescamente), i 5 mediani procedono in “classico” (o “columbo-murdershewrotesco”, per combattere il quale la protagonista si trasferisce nella Big Apple, utilizzando la metropoli di NY come “una [white] noise machine che confonda la sfiga”) andazzo verticale e gli ultimi 4 riprendono prima una sottile e poi consistente nuova traccia orizzontale per l’appunto newyorkese, ed anche per questo “Poker Face” è un racconto “totalmente” allenianio che passa dal jazz ottimista a quello melanconico, e viceversa] e la cartoonesca idiozia con cui i killer cercano di ucciderla iniziando a spararle con le pistole da decine se non centinaia di metri di distanza invece di attendere di avvicinarsi a lei il giusto per farlo.
Il creatore Rian Johnson (Brick, the Brothers Bloom, Looper, Breaking Bad, Star Wars: the Last Jedi, Knives Out, Glass Onion, Wake Up Dead Man) dirige l’interpilot mentre alcune delle altre regìe sono affidate – oltre, come più sopra già specificato, alla stessa Natasha Lyonne – a Miguel Arteta, Lucky McKee, John Dahl, Adam Arkin, Mimi Cave, Adamma Ebo, Clea DuVall e Ti West: lo stile c’è, si vede e non è, mai, superfluo o gratuito.
Per contro, davanti alla MdP, accanto a Natasha Lyonne sfilano, tra conferme ritornanti e new entry vuoi una tantum vuoi più stabili, Simon Helberg, Rhea Perlman, Patti Harrison, Steve Buscemi (in voce), Cynthia Erivo (quintuplicatasi), Giancarlo Esposito, Gaby Hoffmann, Justin Theroux (e un occhio ballerino), Alia ♥ Shawkat, Kumail Nanjiani, Simon Rex, Haley Joel Osment, Nora “Awkwafina” Lum, Cliff “Method Man” Smith (e il latte umano), Richard Kind, Katie Holmes (!), Melanie Lynskey, John Cho, Sam Richardson, Corey Hawkins, David Krumholtz, Taylor Schilling, Margo Martindale, Gil Birmingham, Carol Kane, John Sayles (!), Lily Taylor, Jason Ritter, Chris Bauer, Lauren Tom, Jasmine Guy e un’inquietante Eva Jade Halford. Senza scordarsi di “Sloppy” Joseph... Gerbils.
E poi, la MUSICA: “I Palindrome I” dei They Might Be Giants, “Barracuda” di John Cale, “Sister Golden Hair” degli America, “Glory Days” di Bruce Springsteen, “Spitfire” dei The Prodigy, “God Moving Over the Face of the Waters” di Moby, “Seasons Come, Seasons Go” di Bobbie Gentry, “Brazil” di Django Reinhardt, “Warning” di Carolyn Hester, “Death Comes a Knockin’” di Ken Moores, “It's All Over Now, Baby Blue” degli Animals, eccetera eccetera eccetera.
E la poesia: “One Art” (1976) di Elisabeth Bishop (1911-1979).
The art of losing isn’t hard to master;
so many things seem filled with the intent
to be lost that their loss is no disaster.
Lose something every day. Accept the fluster
of lost door keys, the hour badly spent.
The art of losing isn’t hard to master.
Then practice losing farther, losing faster:
places, and names, and where it was you meant
to travel. None of these will bring disaster.
I lost my mother’s watch. And look! my last, or
next-to-last, of three loved houses went.
The art of losing isn’t hard to master.
I lost two cities, lovely ones. And, vaster,
some realms I owned, two rivers, a continent.
I miss them, but it wasn’t a disaster.
—Even losing you (the joking voice, a gesture
I love) I shan’t have lied. It’s evident
the art of losing’s not too hard to master
though it may look like (Write it!) like disaster.
E gli amorevoli riferimenti (ad esempio il “Kill All Hippies” - che uno deve contestualizzarsi da sé, se no anche ‘sti cazzi, eh - pronunciato da Linda Manz) ad “Out of the Blue” di Dennis Hopper.
Diciamo che “Cockfighter”, “California Split”, “Family Plot”, “Convoy”, “Return of the Secaucus 7”, “Gloria” e “First Blood” stanno a “Poker Face” come “Vogue” sta a “Vague” (“Un po’ di questo, un po’ di quello...”).
* * * ¾ (****)
Titolo originale Poker Face (2023)
Con Rian Johnson, Benjamin Bratt, Natasha Lyonne, Steve Buscemi, David Negri
Tag Giallo, Femminile, Crimini, Storie di vita, USA, Anni duemilaventi
Titolo originale Cockfighter
Regia di Monte Hellman
Con Warren Oates, Richard B. Shull, Harry Dean Stanton, Ed Begley jr., Laurie Bird
Titolo originale California Split
Regia di Robert Altman
Con Elliott Gould, George Segal, Ann Prentiss, Gwen Welles, Joseph Walsh, Bert Remsen
Titolo originale Family Plot
Regia di Alfred Hitchcock
Con Barbara Harris, Bruce Dern, Karen Black, William Devane
Titolo originale Convoy
Regia di Sam Peckinpah
Con Kris Kristofferson, Ali MacGraw, Ernest Borgnine, Burt Young, Madge Sinclair
Titolo originale Return of the Secaucus 7
Regia di John Sayles
Con Bruce MacDonald, Maggie Renzi, Adam Le Fevre, Gordon Clapp, Karen Trott
Titolo originale Gloria
Regia di John Cassavetes
Con Gena Rowlands, John Adames, Buck Henry, Julie Carmen
Titolo originale First Blood
Regia di Ted Kotcheff
Con Sylvester Stallone, Richard Crenna, Brian Dennehy, David Caruso
Titolo originale Orange Is the New Black
Con Jenji Kohan, Taylor Schilling, Rosal Colon, David Roberts, Michael Harney
Tag Poliziesco, Storia corale, Carcere, Storie di vita, New York, Anni duemiladieci
- Stagione 1 (2013) - “La verità ti raggiunge qui dentro, è la verità a fare di te la sua puttana.”
- Stagione 2 (2014) - Un uccellino assetato e beneducato, Piper.
- Stagione 3 (2015) - (Trust) - Another Crappy Day in Prison - (No) - Like a BloodHound for Oblivion - (Bitch).
- Stagione 4 (2016) - (Black) Lives Matter, (We) Can't Breathe.
- Stagione 5 (2017) - Concentrazione di spazio, annullamento di tempo.
- Stagione 6 (2018) - Close to the Edge (and Get Out).
- Stagione 7 (2019) - “This is America!”
Titolo originale Antibirth
Regia di Danny Perez
Con Natasha Lyonne, Chloë Sevigny, Meg Tilly, Mark Webber, Maxwell McCabe-Lokos
Titolo originale Russian Doll
Con Leslye Headland, Natasha Lyonne, Amy Poehler, Charlie Barnett, Yul Vazquez
Tag Commedia, Femminile, Viaggi nel tempo, Dark comedy, New York, Anni duemiladieci
Titolo originale His Three Daughters
Regia di Azazel Jacobs
Con Carrie Coon, Elizabeth Olsen, Natasha Lyonne
Titolo originale Out of the Blue
Regia di Dennis Hopper
Con Linda Manz, Dennis Hopper, Sharon Farrell, Don Gordon, Raymond Burr, Eric Allen
Regia di Paolo Cognetti
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