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In Serie (108) - "Poker Face" (2ª stag., 2025) - Approvato da Vague.
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In Serie (108) - "Poker Face" (2ª stag., 2025) - Approvato da Vague.

Per questioni di priorità non leggerei, mai, un libro di Paolo Cognetti (o, per lo meno, fin’ora è andata così), ma lui – che non può fare altrettanto, tiè!, e al netto, da una parte, dei recenti sviluppi medico-cronachistici (e con l’eccezione relativa al dietro-front, apparentemente però più che altro “titolistico” e d’indicizzazione dei motori di ricerca e delle I.A., rispetto alle “polemiche” da Cretinismo delle Valli relative a, per l’appunto, “Giù nella Valle”, con la crème de la crème e il fior fiore dei valsesiani – azzarderei più magütt e picasàss, e soprattutto mèssi e banché, per natura malfidà, che pastori e contadini – insorta a colpi di forconi in resta e torce infuocate a timbrare lettere aperte), e dall’altra, invece, dell’ottima collaborazione con Vasco Brondi per “Ascoltare gli Alberi” – mi è sempre stato (contenutisticamente parlando: dichiarazioni e interviste) simpatico, e questo ad esempio vale anche per Paolo Giordano (una flebile speranza ce l’ha il thehumanstainiano “Tasmania”) così come per Vera Gheno (e pure per Chiara Valerio, toh, al netto della giusta decisione “garantista” presa con le parole sbagliate in favore dell’amico Leonardo Caffo), e tutta ‘sta pippa per dire che del “cosa” strutturale di “Poker Face” non me ne potrebbe fregare di meno, ma del “come” infra-strutturale, invece, ...oh!

 

 

Sarà poi che la sua protagonista e anche per un episodio co-sceneggiatrice e per due, compreso il finale di stagione, regista Natasha Lyonne (“Orange Is the New Black”, “AntiBirth”, “Russian Doll”, “His Three Daughters”) è, in rigoroso ed imparziale ordine alfabetico crescente, bella, brava, intelligente e… simpatica, e il gioco è fatto: i’m falling in love (again, twice).

 

 

E questo secondo capitolo di “Poker Face” (12 ep., Peacock, 2025) risulta francamente adorabile già dalle prime battute anche per il contrasto assurdo fra la precisa accuratezza messa in atto, campo e scena nella costruzione delle storie verticali [mentre l’annata – e anche questo è un pregio, da un lato a prescindere e dall’altro proprio grazie all’originalità della costruzione e alla sicurezza del polso che ne delinea l’andazzo – è tripartita per quanto riguarda l’aspetto orizzontale: i primi 3 ep. proseguono sgomitolando il filo conduttore della stagione precedente, chiusasi con un cliffhanger (questa invece la thelma&louisiana brusca interruzione in freeze-frame la anticipa e la “smonta” settantescamente), i 5 mediani procedono in “classico” (o “columbo-murdershewrotesco”, per combattere il quale la protagonista si trasferisce nella Big Apple, utilizzando la metropoli di NY come “una [white] noise machine che confonda la sfiga”) andazzo verticale e gli ultimi 4 riprendono prima una sottile e poi consistente nuova traccia orizzontale per l’appunto newyorkese, ed anche per questo “Poker Face” è un racconto “totalmente” allenianio che passa dal jazz ottimista a quello melanconico, e viceversa] e la cartoonesca idiozia con cui i killer cercano di ucciderla iniziando a spararle con le pistole da decine se non centinaia di metri di distanza invece di attendere di avvicinarsi a lei il giusto per farlo.

 

 

Il creatore Rian Johnson (Brick, the Brothers Bloom, Looper, Breaking Bad, Star Wars: the Last Jedi, Knives Out, Glass Onion, Wake Up Dead Man) dirige l’interpilot mentre alcune delle altre regìe sono affidate – oltre, come più sopra già specificato, alla stessa Natasha Lyonne – a Miguel Arteta, Lucky McKee, John Dahl, Adam Arkin, Mimi Cave, Adamma Ebo, Clea DuVall e Ti West: lo stile c’è, si vede e non è, mai, superfluo o gratuito.

 

 

Per contro, davanti alla MdP, accanto a Natasha Lyonne sfilano, tra conferme ritornanti e new entry vuoi una tantum vuoi più stabili, Simon Helberg, Rhea Perlman, Patti Harrison, Steve Buscemi (in voce), Cynthia Erivo (quintuplicatasi), Giancarlo Esposito, Gaby Hoffmann, Justin Theroux (e un occhio ballerino), Alia ♥ Shawkat, Kumail Nanjiani, Simon Rex, Haley Joel Osment, Nora “Awkwafina” Lum, Cliff “Method Man” Smith (e il latte umano), Richard Kind, Katie Holmes (!), Melanie Lynskey, John Cho, Sam Richardson, Corey Hawkins, David Krumholtz, Taylor Schilling, Margo Martindale, Gil Birmingham, Carol Kane, John Sayles (!), Lily Taylor, Jason Ritter, Chris Bauer, Lauren Tom, Jasmine Guy e un’inquietante Eva Jade Halford. Senza scordarsi di “Sloppy” Joseph... Gerbils.

 

 

E poi, la MUSICA: “I Palindrome I” dei They Might Be Giants, “Barracuda” di John Cale, “Sister Golden Hair” degli America, “Glory Days” di Bruce Springsteen, “Spitfire” dei The Prodigy, “God Moving Over the Face of the Waters” di Moby, “Seasons Come, Seasons Go” di Bobbie Gentry, “Brazil” di Django Reinhardt, “Warning” di Carolyn Hester, “Death Comes a Knockin’” di Ken Moores, “It's All Over Now, Baby Blue” degli Animals, eccetera eccetera eccetera.

 

 

E la poesia: “One Art” (1976) di Elisabeth Bishop (1911-1979).

The art of losing isn’t hard to master;
so many things seem filled with the intent
to be lost that their loss is no disaster.
Lose something every day. Accept the fluster
of lost door keys, the hour badly spent.
The art of losing isn’t hard to master.
Then practice losing farther, losing faster:
places, and names, and where it was you meant
to travel. None of these will bring disaster.
I lost my mother’s watch. And look! my last, or
next-to-last, of three loved houses went.
The art of losing isn’t hard to master.
I lost two cities, lovely ones. And, vaster,
some realms I owned, two rivers, a continent.
I miss them, but it wasn’t a disaster.
—Even losing you (the joking voice, a gesture
I love) I shan’t have lied. It’s evident
the art of losing’s not too hard to master
though it may look like (Write it!) like disaster.

 

 

E gli amorevoli riferimenti (ad esempio il “Kill All Hippies” - che uno deve contestualizzarsi da sé, se no anche ‘sti cazzi, eh - pronunciato da Linda Manz) ad “Out of the Blue” di Dennis Hopper.

Diciamo che “Cockfighter”, “California Split”, “Family Plot”, “Convoy”, “Return of the Secaucus 7”, “Gloria” e “First Blood” stanno a “Poker Face” come “Vogue” sta a “Vague” (“Un po’ di questo, un po’ di quello...”).

* * * ¾ (****)   

Playlist film

Convoy - Trincea d'asfalto

  • Avventura
  • USA
  • durata 115'

Titolo originale Convoy

Regia di Sam Peckinpah

Con Kris Kristofferson, Ali MacGraw, Ernest Borgnine, Burt Young, Madge Sinclair

Convoy - Trincea d'asfalto

In streaming su Plex

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Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Gloria. Una notte d'estate

  • Drammatico
  • USA
  • durata 117'

Titolo originale Gloria

Regia di John Cassavetes

Con Gena Rowlands, John Adames, Buck Henry, Julie Carmen

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In streaming su Amazon Video

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Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Rambo

  • Azione
  • USA
  • durata 88'

Titolo originale First Blood

Regia di Ted Kotcheff

Con Sylvester Stallone, Richard Crenna, Brian Dennehy, David Caruso

Rambo

In streaming su Amazon Video

vedi tutti

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Orange Is the New Black

  • Serie TV
  • USA
  • 7 stagioni 91 episodi

Titolo originale Orange Is the New Black

Con Jenji Kohan, Taylor Schilling, Rosal Colon, David Roberts, Michael Harney

Tag Poliziesco, Storia corale, Carcere, Storie di vita, New York, Anni duemiladieci

Orange Is the New Black

In streaming su Netflix

vedi tutti

Russian Doll

  • Serie TV
  • USA
  • 2 stagioni 16 episodi

Titolo originale Russian Doll

Con Leslye Headland, Natasha Lyonne, Amy Poehler, Charlie Barnett, Yul Vazquez

Tag Commedia, Femminile, Viaggi nel tempo, Dark comedy, New York, Anni duemiladieci

Russian Doll

In streaming su Netflix

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Fiore mio

  • Documentario
  • Italia
  • durata 80'

Regia di Paolo Cognetti

Fiore mio

In streaming su Timvision

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Bonus track. 

 

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