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Orange Is the New Black

7 stagioni - 91 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 5

  • 0-2017
  • 13 episodi

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mck

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La recensione su Orange Is the New Black

di mck
8 stelle

Il carcere è l'adempimento di una controprofezia autoavverantesi che puntualmente si compie, è l'attuazione di una mancata promessa che si consuma inverandosi disattendendo le premesse che l'hanno generata. Concentrazione di spazio, annullamento di tempo: 5a stag., 13 ep., 3 giorni.

“Oh, Joe, il tuo cuore sanguina come solo una vagina sa fare...!” - Natalie "Fig" Figueroa a Mr. Lattina di Birra. 

 

Dedicato a Red (Kate Mulgrew), che in quest'annata di tre giorni ne ha dovute passare tante (fantastico il momento in cui le droghe le fanno conoscere le lingue…), anzi parecchie:

i Mumiy Troll da Vladivostok con “California Dreaming”:

“Avete visto Kostja? Sono preoccupata.”

“Vende jeans, non segreti di stato.”

“Non direbbero che si tratta di contrabbando di jeans, direbbero 'associazioni imprudenti' o 'decadenza occidentale'.”

“La decadenza occidentale è importante. La gente deve sapere che esiste un mondo al di fuori di Mir. Il governo può controllare i notiziari, ma non ciò che indossiamo.”

“Se ne siete convinti voi... Controllano tutto ciò che vogliono!”

“No. Non le canzoni che abbiamo in testa. Supertramp! Bay City Rollers! Tutto ciò che è criminale, giorno dopo giorno diventa la normalità. Quando arrivarono i Beatles, improvvisamente al governo non importò più tanto del jazz. Adesso che ci sono i Ramones, i Beatles non sono poi così male.”

 

Poi: è impossibile non partire da qui (BitchField!), quest'anno, raccontando della 5a stag. di “Orange Is the New Black” :

 

 

E, anche se “Caged Heat” è palesemente altro rispetto alla serie di Jenji Kohan, la Lotta Continua, e Hasta la Victoria, siempre, J.D.!

 

("Don't Fucking Say Cheese!" - “I've got pictures on my mind!”)

 

I.

Pussy Riot Girl (esilarante, commovente, terrificante).

 

L'elemento-dispositivo (narrativo, tecnico, funzionale) che rimarca con maggior forza – in continuità con lo spirito fondante della serie: quella commistione ("Weeds", "Transparent", "ShameLess") indissolubile tra Agro-Dolce e Salato-Amaro: il Dramedy: la combinazione magica – la sua presenza in questa 5a stag. di OitNB (oltre all'eterno, inestinguibile suono della sirena d'allarme che ci accompagna per buona parte del 1° ep.) è senz'altro la concentrazione temporale -[che, va da sé, si abbina a quella spaziale, da sempre ovviamente presente e costituente la serie, flash-back a parte, i quali, è vero, si, aprono degli spiragli (di spazio, di tempo ed emotivi), ma poi tornano inevitabilmente a ridursi e inesorabilmente a richiudersi, a collassare su loro stessi e a precipitare in un punto-momento, ovvero il qui ed ora della carcerazione, dello scontare la pena, del farlo passare, il tempo - ché non è possibile estrartelo dalle vene a forza - confinate - le recluse - in uno spazio ristretto e iperaffollato]- : 3 (tre) giorni: siamo e restiamo ancora, dunqu'e perciò [e infatti Alex (Laura Prepon) paragona Piper (Taylor Schilling) a Smaug, la cui "desolazione" - il 2° capitolo della 2a trilogia - uscì proprio nel 2013: ma può benissimo essere una fan di Tolkien piuttosto che di Jackson, eh], in pieno secondo mandato Obama [il Black Lives Matter che ha caratterizzato - con una sincronicità impressionante - la stag. passata. Ma del resto, poi, quand'è che poliziotti-bianchi non ammazzano cittadini-neri? Dietro ad ogni minuscolo (o grande, o irrimediabile) soppruso inflitto ad una delle detenute ve ne sono migliaia di similari ed uguali là (qua) fuori: infinite eco - citazioni più o meno dirette con la realtà - d'altr'eterne, continue, ininterrotte sparatorie e piccoli massacri].

 

Tre (3) giorni -[un “esperimento” (di marketing) simile? Ehm...la diretta-streaming-live di tre giorni cui si è sottoposta Katy Perry in occasione dell'uscita di “WitNess”: si accettano scommesse su chi tra le inmate avrebbe potuto apprezzare, odiare, sbattersene altamente della cosa]- nei quali tutto è compartimentato, tutto accade in contemporanea, tutto è comunicante: un periodo di tempo concentrato, in uno spazio concentrato, che, tra le altre cose, serve, fisicamente-paradossalmente, per far progredire col giusto ritmo e passo la storia, che altrimenti avrebbe subito un'accelerazione...“innaturale”, vale a dire la scarcerazione di molte detenute (il cui panorama culturale, psicologico e sociale varia e spazia con eterogenea coerenza dal semi-deficiente all'intellettualmente indipendente: diciamo in rapporto di 4 a 1) cui oramai eravamo...affezionati: non possiamo certo allungar loro la pena (la quasi totalità sono condannate per reati minori, e LitchField, in Connecticut, è un carcere di minima sicurezza: le fine pena mai vengono trasferite lì solo dopo aver raggiunto una certa età, “anzianità”) perché ci interessa vederle immerse in quel contesto, e d'altra parte non possiamo regalar loro uno spin-off a testa una volta fuori, scarcerate, libere e selvagge!

 

II.

Note di regia, tracce di trama, ciò che, insomma, s'è salvato dagli archivi dati alle fiamme.

 

Jenji Kohan scrive il pilot di stagione e collabora alla stesura di un episodio intermedio, lasciando a Lauren Morelli il compito di tirare le fila e le somme dell'annata: è lei a porre termine all'assedio, non prima d'aver mosso le trame d'altre due puntate.

Reincontriamo - assieme a Taystee (Danielle Brooks) -, per la prima volta, come fosse la prima volta, ché infatti lo è – Poussey Washington (Samira Wailey, ora Moira in “the HandMaid's Tale”), e il nostro cuore da spezzato un po' si ricompone, e poi si sbriciola. E Figueroa (Alysia "Fig!" Reiner), e persino Pornstache (Pablo Schreiber, ora il leprecauno Mad Sweeney in “American Gods”) e Larry (Jason Biggs). Mentre Healy (Michael Harney) è ufficialmente missing in action, ovvero fresco fresco di auto-reclusione/ricovero in un istituto psichiatrico. Impossibile, a tal proposito, non ripensare ad Holly (Lori Petty).

I primi 8 ep. contengono momenti autenticamente horror, un horror pscio-sociale e politico, poi il 9°...sbraca (in bene), giocando direttamente con i neo-classici del teen horror anni '70-'80-'90 (e i loro revival), rimettendone in scena i topoi.

 

III.

BitchField, ovvero: una prigione dentro una prigione: double-prison!

 

“Non ci stiamo preparando minimamente per i test attitudinali. Non abbiamo nemmeno una biblioteca, perché è stata adibita ad infermeria per i fottuti bambini del quartiere. A due isolati più in là i ragazzi hanno dei portatili e delle gallerie d'arte. Sono così bombardati dalla cultura da non accorgersi di stare abusando della nostra.” - Janae (Vicky Jeudy), quando tutto era ancora possibile (2006) e persino indirizzato e dirottato sulla buona strada: un attimo appena prima del crollo, ché il momento dopo sarà già tutto irrimediabilmente compromesso e perduto nella rabbia, nello sconforto, nella rinuncia e nella disillusione. 

 

Il carcere è l'adempimento di una controprofezia autoavverantesi che puntualmente si compie, è l'attuazione di una mancata promessa che si consuma inverandosi disattendendo le premesse che l'hanno generata. Concentrazione di spazio, annullamento di tempo: 5a stag., 13 ep., 3 giorni.

Piscatella (Brad William Henke), the Ogre in the Corner (altrettant'o ancor più inquietante in “Split”), alla fine, rimane vittima di quel pancrazio armato che ha in larga parte contribuito ad erigere ed instaurare, fermo restando che le responsabilità primarie, autentiche e maggiori appartengono alla MCC e in minor parte a Caputo (Nick Sandow).

E Bailey caracolla per il mondo cercando espiazione e conforto: nel suicidio, prima, nel perdono, poi, non riuscendo né nell'uno né nell'altro intento.

 

Ulteriori o nuovi flashback assolutamente necessari per la prossima 6a stagione: Frieda, Kukudio (Emily Althaus), Brandy & Helen, e Gina (Abigail Savage)!

Pennsatucky (Taryn Manning) e Lorna (Yael Stone) forse un po' trascurate e stereotipate, ma pur sempre grandi caratter(izzazion)i.

Ottimi registi come al solito: dai gradi Phil Abraham e Michael Trim, passando per i più mainstream C.Makris, A.McCarthy, E.Feeley, M.A.Burley, W.Stanzler, J.Peretz e Uta Briesewitz (direttrice della fotografia per Brad Anderson), fino agli stessi Nick Sandow e Laura Prepon, con quest'ultima mette in scena lo sbiancamento (una thejazzsingerizzazione inversa) di Suzanne (Uzo Aduba).

 

Chiamatemi pazza, ma la moralità in questa situazione rende un po' difficile capire chi meriti cosa.” – Nicky [Natasha Lyonne (AntiBirth)] a Piper, Alex, Red e all'assoluta protagonista di stagione, Frieda (Dale Soules).

 

 

• PLAYLIST (by Bruce Gilbert).

 

System of a Down - “Pictures” - 2002

Etta James - “Stormy Weather” - 1960

the Rivingtons - “Papa-Oom-Mow-Mow” - 1962 [l'originale che, assieme a “the Bird's the Word” (e lo sa bene Peter Griffin...), i Trashman utilizzarono per “Surfin' Bird” del 1964 (nella OST di "Full Metal Jacket", 1987, tirata giù da BillBoard)]

Little Peggy March - “I Wish I Were a Princess” - 1963

Petula Clark - “My Love” - 1965

the Cinematic Orchestra - “To Build a Home” - 2007

Low - “Especially Me” - 2011

Miss Li - “My Heart Goes Boom” - 2012

E la migliore “novità”:

Lùisa - “Under the Wild Skies” - 2015 

Recensioni alle stagioni precedenti (tutte di 13 episodi) :

- 1a (2013)

- 2a (2014)

- 3a (2015)

- 4a (2016)

 

Un ultimo saluto da Mei Chang (Lori Tan Chinn) e Mr. Wu (Keone Young) :

 

E ricordatevi di rispettare la chimica!    

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