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Senza distanza

Regia di Andrea Di Iorio vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Senza distanza

di OGM
7 stelle

Uno stranissimo albergo. Ma la sua stravaganza non fa ridere, né fa paura. Ci spinge solo a capire che forse è tutto sbagliato. E che tuttavia esiste, per noi, una salvezza tanto impensata quanto meravigliosa.

Fuori dal mondo. Un albergo, immerso nel deserto della campagna, consente alle coppie di vivere un periodo di salutare separazione. Lui a Londra, lei a Parigi. Oppure lui a Berlino, lei a Pechino. Ogni camera simula la permanenza in una diversa capitale, con adeguamento del fuso orario e del paesaggio che si estende di là dai vetri. Gli incontri, per un massimo di due ore al giorno, sono consentiti solo negli spazi comuni. L’esperimento sembra folle, come sono, del resto, quasi tutte le trovate “terapeutiche”, soprattutto se paludate dell’accattivante marchio del “turismo alternativo”. Ma il viaggio, in questo caso, è ben più esotico di quanto i viaggiatori sospettino. Il salto da compiere è vertiginoso, e comporta uno stravolgimento di canoni che tutti consideravano immodificabili, radicati da sempre nella specie umana. La sfida è durissima e presenterà contorni difficili da immaginare, e che nemmeno ci è dato di comprendere, prima della rivelazione finale, nonostante la storia ce ne porga via via gli indizi. Il racconto è intriso di un’autentica tensione intellettuale, prodotta da un mistero che si cela dietro le mezze parole dei gestori dell’hotel, padre e figlia, due individui arcanamente ribelli al normale corso della natura. La stranezza dell’ambientazione e dell’organizzazione quotidiana, avendo il potere di confondere le idee ai malcapitati ospiti della struttura, crea la premessa per quel turbine mentale che è il sospetto, lugubre veste indossata dal terrore che si prova di fronte alla scoperta della propria insicurezza.  Su quel trauma si innesterà un percorso allucinato di ripensamento dell’amore, di ridefinizione dei sentimenti più primitivi alla luce di un rivoluzionario concetto di libertà. Si narra che da qualche parte le cose andassero così, in epoca preistorica, prima che l’essere umano acquisisse una migliore conoscenza delle funzioni del proprio corpo, e cominciasse a trasformare i desideri in programmi, le pulsioni in manifestazioni di un potere. Quella era la verità, prima che il tempo fosse contato in generazioni, e il progresso si misurasse secondo il grado di sradicamento.  Mito e utopia si propongono, in questo film, come un bucolico concentrato di istintività ed innocenza, di incoscienza adolescenziale e sogno infantile. A dominare la provocatoria tesi di fondo è la sfrontatezza di chi intensamente vuole ed allunga la mano per giocare con la preda, per poi sorridere, nel vederla correre lontano. La bellezza deve restare un concetto vago e fuggevole, che non si riesce a trattenere, nemmeno nei ricordi. Anch’essi, in questa favola, sono affidati al vento. Volteggiano, nell’aria, come sottili tracce del presente oblio. Impalpabile ed inquietante è lo spirito che aleggia sopra quei tanti ordinari strazi che la gente chiama comunemente “crisi”, ma che qui si convertono nel visionario risveglio da una squallida illusione. Uno sfascio dell’amore di cui, alla fine, ci si può quasi innamorare.

 

Elena Arvigo

Senza distanza (2018): Elena Arvigo

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