Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Al di là del significato metaforico e del messaggio di critica sociale, questo film brilla di forza emotiva e di poesia. Pasolini non sarà il più grande regista della storia del cinema ma riesce sempre a trasmettere qualcosa di impossibile per chiunque altro. Basta un primo piano per far trasparire malinconia o gioia tutto in un clima fortemente spirituale dove a prevalere è la forza del destino. La differenza tra Pasolini e qualsiasi altro regista di cinema sta nel fatto che lui è un poeta, un poeta con la forza del passato che gioca con la parola e con le immagini scavando dentro i suoi buffi personaggi. Il cinema dell'intellettuale non è mai alla ricerca del virtuoso ma, invece, è sempre vicino al naturale, allo spontaneo, i suoi (non)eroi sono dei poveracci rappresentati con sincerità, nel suo cinema non esistono vittime, non esistono carnefici, bene e male sono concetti falsi, concetti semplicistici e fasulli, per Pasolini il mondo non si può dividere con questa semplicità, il male non è altro che l'essenza del bene e il giusto non fa altro che alimentare lo sbagliato. Personaggi, i suoi, sempre sognanti anche nelle situazioni più assurde, la poesia, la gioia per Pasolini è dovunque ed in nessun posto. La scena finale nell'immondezzaio dimostra come la poesia può nascere dal marciume e il marciume stesso possa essere filosofia. Non c'è un luogo o una persona poetica in sè in quanto questo sentimento è dentro l'uomo sempre, anche nelle situazioni sue più critiche, Pasolini ama l'uomo ed il suo dubbio, ama la sua contraddizione ed il suo dramma. Marionette che soffrono, che vivono, che muoiono sempre alla ricerca di un perchè senza risposta, marionette a simboleggiare l'umanità tutta, l'umanità vittima e carnefice allo stesso tempo, l'umanità che non smetterà mai di sognare!
Forse è l'unico personaggio forzato del film. La colonna sonora da lui cantata, in ogni caso, è perfetta nel contesto di malinconico-delirante.
Tra le preferite del regista, qui non poteva mancare.
Malinconico e divertito è la maschera giusta per il cinema pasoliniano.
Ultimo ruolo della sua carriera. Indimenticabile. Pasolini ha capito come nel surreale questo attore meraviglioso poteva dare il meglio di sè.
Umorismo come consapevolezza, dramma come sincerità.
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