Regia di Roberto Minervini vedi scheda film
se in "stop the pounding heart" prendeva in visione una comunità rurale tra i primi palpiti del cuore che cercavano di soverchiare la religiosità onnipresente e forse un pò impegnativa di una ragazzina alle prime armi nel mondo esterno, qui minervinio ci porta direttamente nel grembo di una comunità meno rurale ma altrettanto isolata e scansata. reduci di diverse ere e guerre che tornati in patria lontani anni luce dalle commemorazioni patriottiche nazionali cercano di sopravvivere ad un mondo a cui non sono più riusciti ad adattarsi. minervini mostra e non giudica. i suoi docu-ficition o film- documentari ci accompagnano in un viaggio nel quale io non mi imbarcherei mai. un pò come quando sono grato di vedere e di ascoltare le notizie di un documentario sul gange, qui sono testimone di una drammatizzazione direttamente sulla pelle dei protagonisti che non assurgeranno mai a nessun stardom e che non calcheranno mai nessun tappeto rosso. il desiderio di mark di ripulirsi dalle droghe che giornalmente confezione, spaccia e si fa insieme alla sua amata lisa, lo porta a perdersi in un bosco quasi a voler diventare parte di esso per sparire da una vita che non ama, ma di cui non riesce a farne a meno. gli stessi boschi in cui altri disadattati inscenano esercitazioni militari per prepararsi ad un peggio che paventano senza sosta. armati fino ai denti di valori dogmatici e pubblicitari, assisti alle loro riunioni goliardiche e misogine, e come bambini storditi dalle birre e dalle canne accanirsi contro la carcassa di una macchina come fosse un nemico creato ad hoc da fantasie chimiche. non si esce dritti dal film di minervini e la natura non ha la stessa valenza che assume nei poemi malickiani. tra l'arcaico delle paludi della louisiana c'è un nemico che si confonde sempre di più tra l'inside e l'outside.
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