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Vittorio De Seta - Lo sguardo in ascolto

Regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco vedi scheda film

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La recensione su Vittorio De Seta - Lo sguardo in ascolto

di MartinVenator
7 stelle

Documentarista principe del cinema italiano, Vittorio De Seta appare in questo incontro-intervista di Palermo, del 1995, città che ha dedicato una completa retrospettiva fílmica alla sua opera; filmata e condotta dai quasi intimiditi e poco ficcanti Daniele Ciprì e Franco Maresco, insieme ad un sulfureo e sempre sfavillante Goffredo Fofi, la conversazione ci ha rivelato un Vittorio De Seta persona pacata e dabbene, dotata di un elegante fascino aristocratico, lo era per davvero, garbata e come fuori dal tempo moderno, di cui certifica già da allora la scomparsa, come per implosione, verso un non ritorno nel quale ci troviamo a tutt'oggi pericolosamente immersi e che, percorrendo un personale itinerario artistico, coerente ed umano, lo ha fatto apprezzare in Italia ed all'estero come uno dei più rigorosi interpreti di una documentaristica d'autore che, sebbene non baciata dal successo, quasi mai è venuta a patti col mainstream del grande circuito.

 

«Non allineato, non riconciliato, caparbiamente problematico: in una parola scomodo. E isolato. Insofferente ai dogmi, di partito così come di Chiesa (da marxista prima e cristiano poi, ma sempre e ostinatamente a suo modo), De Seta non ha mai frequentato, anzi spesso deliberatamente rifiutato, i “salotti buoni”: quelli dell’intellighenzia snob così come quelli romani del cinema ricco e facile e della televisione routinesca e dozzinale. Indisponibile ai compromessi o ai giochi al ribasso (mai un Carosello nella sua carriera), alieno alle ipocrisie delle trafile burocratiche necessarie a far approvare un qualsiasi progetto produttivo in Rai». Così scriveva giustamente Alessandro Rais, nel volume da lui curato Il cinema di Vittorio De Seta (Giuseppe Maimone Editore, 1995).

 

Fanno da contraltare alla conversazione-incontro alcune sue opere di montaggio come Banditi a Orgosolo (1961) e Diario di un maestro (1973) in cui si esemplifica naturalmente la sua poetica, rigorosa e scevra da ogni compiacimento o compromesso verso lorsignori ed in cui risulterà sempre più evidente quel forte connubio tra etica ed estetica cha da sempre lo ha contraddistinto e che sarà, in definitiva, la sua personale cifra, chapeau!

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