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Fauci Crudeli - Cruel Jaws

Regia di Bruno Mattei vedi scheda film

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La recensione su Fauci Crudeli - Cruel Jaws

di giurista81
3 stelle

Tardo plagio de Lo Squalo di Spielberg, da cui si riprende anche il titolo originale Jaws. E' un film alla Bruno Mattei che, infatti, è la vera identità del fantomatico William Snyder che firma la regia. Il nostro "Ultimo Artigiano", solitamente conosciuto nel circuito degli z-movie internazionali con lo pseudonimo Vincent Dawn, dopo aver diretto dei thriller erotici di risibile valore (con Antonio Zequila protagonista), si sposta negli Stati Uniti, a Miami, dove viene prodotto dallo sconosciuto John Kent in collaborazione con Gaudenzi. Cambiano anche gli sceneggiatori, o almeno sembrerebbe dai credits, con l'apporto degli sconosciutissimi Robert Feen e Linda Morrison (mai sentiti prima e neppure dopo). Nonostante questo non cambia la musica. Mattei torna alle abitudini di saccheggiare altri film, copiando pari pari le battute da Spielberg (vengono riciclate, senza tante perifrasi, le battute di Quint quando parla dello squalo nella riunione col sindaco; vengono ricopiate le battute dell'autopsia della prima vittima umana oltre quelle relative alla scena in cui Hooper cerca di convincere il sindaco a fare l'autopsia a uno squalo che è stato pescato e che viene giudicato erroneamente quale quello artefice della carneficina). I plagi non si fermano qua. Lo sconosciuto Micheal Morohan scopiazza da John Williams più temi, dalla colonna sonora de Lo Squalo Star Wars. Il plagio, nella fattispecie, non arriva alla copia carbone, ma il sound è quello. Mattei, che cura anche il montaggio, non si pone freni, arrivando persino a montare parti del film L'Ultimo Squalo di Enzo G. Castellari. Da qui arrivano le sequenze di apertura del film, con un surfista che si allena nell'oceano e che Mattei monta nell'ambito della regata che, a seguito della successiva mattanza dello squalo, porterà gli organizzatori a organizzare la caccia. Anche le scene con squalo di gomma, che dovrebbe essere un Tigre e che invece ricorda la dentatura di uno Squalo Bianco, vengono riprese dal film di Castellari e rimontate in quest'altro, ivi compresa, se non ricordo male, la scena dell'elicottero che cade nell'acqua trascinato dallo squalo (scena a sua volta fortemente debitrice de Lo Squalo 2). 

La sceneggiatura cerca di amministrare, dato il budget pressoché assente, le scene rubate da L'Ulimo Squalo e quelle ritagliate da documentari sugli squali, con una tripla storia che scorre in un'ottica unica fino all'epilogo. Così abbiamo un imprenditore mafioso che vorrebbe scacciare da Hampton Bay un delfinario in cui si esibiscono due simpatici delfini (momenti alla Flipper) e una burlonissima otaria (che finisce sempre per far cadere l'imprenditore in acqua) così da costruirvi un hotel. L'idea sembra ricordare il canovaccio del luna park di Altrimenti ci Arrabbiamo. Mattei schiera quale proprietario del delfinario una controfigura di Hulk Hogan, ovviamente uno sconosciuto, che ha per figlia un piccola ragazzina sulla sedia a rotelle. Alle vicende del delfinario si intrecciano quelle sentimentali di una serie di adolescenti che sono impegnati nei preparativi di una regata protetta da reti antisqualo come già successo (se non ricordo male) ne Lo Squalo 3. Ovviamente la figlia dell'imprenditore mafioso se la intende col socio del titolare del delfinario, cosa che innesca le ire del padre, ma anche del fratello che è il rivale numero uno del ragazzo nella competizione che sta per partire. A queste due parti di sceneggiatura, col sindaco che non vuol chiudere le spiagge, Mattei cuce la caccia allo squalo, tra battute rubate da Spielberg e tutt'altro che convenzionali tecniche di pesca. Qua gli squali si pescano sparando con fucili a pompa da imbarcazioni ed elicotteri. C'è persino chi ha un radar di avvistamento squali. Il finale è rabberciato e tirato via, con i "nostri" gestori del delfinario che ricorreranno a una carica esplosiva per far saltare lo squalo. Quest'ultimo non è uno squalo come tutti gli altri, ma il prodotto di un esperimento militare che ne ha mutato l'intelligenza e le tecniche di caccia. Nonostante tutto, Mattei porta a termine un film con una certa professionalità tecnica. Da un punto di vista del montaggio e della regia il film non è affatto male. La fotografia del fido Luigi Ciccarese (luci azzurre e blu scure) cela un po' nei momenti salienti le carenze realizzative. Gli attori, pur se sconosciuti e molti dei quali alla loro unica esperienza, sono aiutati non poco da un buon doppiaggio (cosa che verrà a mancare nei successivi film di Mattei).

Il film fu realizzato per il circuito televisivo, ma una volta completato non fu ritenuto sufficientemente qualitativo per il target e per questo dirottato nel circuito home video, peraltro riscuotendo ben pochi apprezzamenti. Francamente, al di là del brutto vezzo di copiare, ho visto di peggio (si pensi ad alcuni prodotti contemporanei della Asylum). Nel 2009 è stato distribuito in DVD dalla Stormovie insieme ai più riusciti Virus Rats (di cui possiedo il Dvd).

In definitiva è un prodotto che ha poca ragion d'essere, peraltro edulcorato e sprovvisto di effettacci grandguignoleschi (se si eccettua un cadavere rinvenuto sulla spiaggia, dove Mattei monta le medesime battute del film di Spielberg), ma che evidenzia una certa bravura di Mattei nel montaggio e nella direzione. Purtroppo, il "nostro" ha troppo spesso badato agli incassi piuttosto che sforzarsi nel fare un qualcosa di personale e innovativo. Qua, con il nulla in mano, è riuscito a chiudere un film tecnicamente passabile (mediocrissimo sul versante della storia invece). 

 

 

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