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Come quando fuori piove

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su Come quando fuori piove

di mm40
3 stelle
In un paesino dell'entroterra veneto si sparge la voce che il biglietto della lotteria vincitore di cinque miliardi è stato venduto proprio nel bar centrale. Ma quel biglietto è stato passato per molte mani, a partire da una partita a carte; per tentare di ricostruire il suo percorso e quindi di giungere all'ultimo che se ne è impossessato, viene chiamata un'anziana e intraprendente avvocato, che detesta sentirsi nominare avvocatessa.
 

Come quando fuori piove, titolo tratto dal gergo dei giocatori di carte, è una fiction televisiva suddivisa in due puntate della uguale durata di circa ottanta minuti. Prodottino, pertanto, striminzito nel budget e nella resa estetica, può però giovarsi del mestiere di un regista d'eccezione come Mario Monicelli, di sceneggiatori altrettanto importanti quali Piero De Bernardi, Leonardo Benvenuti, Suso Cecchi d'Amico e lo stesso Monicelli, di alcuni nomi di indubbia caratura nel cast artistico (Franca Valeri, che domina la seconda parte / puntata del lavoro, su tutti). Purtroppo i limiti dell'operazione sono quelli consueti per i film televisivi di questi anni, a partire da un certo tono perennemente leggero - alla ricerca dell'apprezzamento di un pubblico annoiato come quello del mezzo catodico - che, per quanto si tratti di una commedia, decisamente stona con quanto hanno saputo fare nelle loro gloriose carriere il regista e i suoi co-sceneggiatori; la trama di conseguenza è lineare alla massima potenza, per poter essere seguita da chiunque, in qualsiasi momento si sintonizzi, e perfino la recitazione risente di una dozzinalità che non fa onore ai vari Monicelli & co. D'altronde, quando il protagonista è Stefano Accorsi, non c'è da attendersi granchè; fra gli altri interpreti noti troviamo Claudia Pandolfi e Omero Antonutti. L'unico blitz nell'universo della crudele e tragicomica commedia all'italiana è la scena della fuga del maiale, che scorrazza libero per il paese, entra nella caserma dei carabinieri e viene qui ammanettato e trascinato fuori: surreale parabola del potere che stronca i sogni di libertà nel Belpaese. Ultimo lungometraggio dell'ormai 85enne regista toscano, prima di Le rose del deserto (2006), però espressamente realizzato per il cinema. 3/10.

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