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Senza vergogna

Regia di Gianni Siragusa vedi scheda film

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La recensione su Senza vergogna

di undying
6 stelle

Dramma dalle venature erotiche girato tra Viareggio e Torre del Lago, nella Villa Borbone. Ottimo il cast, nobilitato dalla presenza di una convinta e commovente Malisa Longo, costretta ad assistere un marito fedifrago ed un figlio disabile, in stato perenne di inappagate pulsioni sessuali.

 

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Viareggio (Toscana).

Il cavaliere Giorgio De Marchi (Dino Strano), è a capo di una azienda agricola di affermata fama. Vive con la moglie Alessia (Malisa Longo) e un figlio sedicenne, il paralitico Andrea (Christian Borromeo), ma non disdice di intrattenere fugaci rapporti -consumati nei campi, nel pollaio o tra le mura domestiche- con la serva Aretha (Rita Silva) e le varie contadine al suo servizio. Andrea, costretto dall'invalidità su una sedia a rotelle, ha come unico passatempo un cannocchiale, con il quale osserva tutti i movimenti del padre. Non solo: grazie a fori praticati nelle pareti di casa o a quelli delle serrature nelle porte, può agevolmente spiare la vivace attività sessuale tenuta dal dissoluto genitore. Quando, a causa di una rovinosa caduta dalle scale, Giorgio muore, Andrea tenta di ripercorrerne le abitudini. Prova quindi a fare sesso con Aretha, ma viene respinto. Tenta allora con una contadina nel pollaio, venendo brutalmente offeso. Muta e raggelata testimone della situazione, la madre cerca di alleviare le pene di Andrea, facendogli un bagno. L'erezione manifestata dal ragazzo, sconvolge Alessia che offesa e turbata ne prende le distanze. Donna fedele e dalla irreprensibile rettitudine morale, Alessia arriva al punto di rifiutare la corte del confinante vicino, lo scrittore Massimo (Gabriele Tinti), per finire poi a lenire, carnalmente, le sofferenze del figlio. 

 

"Che cosa sarebbe la nostra vita senza l'amore? È la sola cosa che ci fa andare avanti." (Alessia)

 

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Giulio Andreotti a forma di ragno, Sandro Pertini sulle spalle di Nilde Iotti, mentre il sottofondo musicale propone Il carrozzone di Renato Zero: va in scena il carnevale di Viareggio, con i suoi carri allegorici, nell'incipit premonitore. Una festa pagana, di antiche origini dionisiache greche e/o saturnali romane, durante la quale l'ordine sociale spesso viene sovvertito (come poi succederà nel drammatico finale del film) per dare spazio allo scherzo e alla dissolutezza. Senza vergogna inizia quindi in maniera pertinente, sullo sfondo dell'annuale carnualia, etimologicamente "giochi campagnoli": quelli che verranno in breve messi in scena nella tenuta di Villa Borbone a Viareggio. Una tenuta governata da un patriarca libertino, intemperante, lussurioso, sardanapalesco e vizioso. 

 

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Scritto da Piero Regnoli, in collaborazione con il regista Gianni Siragusa, girato tra Viareggio e Torre del Lago, Senza vergogna riesce a mettere in scena personaggi credibili, resi tali dalle ottime interpretazioni del cast mirabilmente in parte. A cominciare dal tormentato e angosciato Andrea (un bravo Christian Borromeo, anche se poco realisticamente designato come sedicenne), sino all'irreprensibile, ma travagliata, Alessia (una bellissima e convincente Malisa Longo). Anche le figure marginali contribuiscono ad accrescere il clima di pervadente immoralità e di licenziosa filosofia, destinata a progredire sino all'intemperante e depravata conclusione. Conclusione che, al contrario di quel che ci si potrebbe aspettare, avviene fuori campo, con dettaglio in primo piano del viso della Longo, i cui occhi (sconvolti) ci trasmettono, con trasparenza, tutto il dramma interiore esperito da una madre disperata e pronta a tutto per alleviare le sofferenze di un figlio ingiustamente "escluso" dalla comunità (e dalle gioie del sesso) a causa del suo handicap.

Siragusa veniva dal WIP, avendo diretto (anonimamente) due mediocri film (Perverse oltre le sbarre e Detenute violente aka Le porno detenute) e sarebbe poi approdato all'altrettanto inconsistente 28° minuto / Quel violento desiderio (ispirato vagamente alle gesta del Mostro di Firenze). Con Senza vergogna, in assoluto la sua opera più complessa e riuscita, dimostra di saper egregiamente affrontare il tema melodrammatico, coniugandolo con un erotismo talvolta perverso (voyeurismo e incesto). Peccato sia rimasta l'unica incursione del regista nel territorio "samperiano" (a sfondo drammatico) di ambientazione campestre e bucolica.

Oltre alla sempre affascinante e nobile bellezza della Longo, risalta il fisico scultoreo di Rita Silva (nei, pochi, panni della cameriera Aretha). La sensuale attrice si propone in un paio di pose limitrofe all'hard: mentre giace a letto con Giorgio, o quando ospita -sempre spiata da Andrea- il postino che vuole "imbucare", ma non le lettere...

 

- "Mamma…", sussurra Andrea mentre Alessia lo aiuta a stendersi nel letto.

- "Non parlare. Chiudi gli occhi e sogna. Torna dentro di me... come un giorno, come allora, come sempre."

 

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"Il bambino chiama la mamma e domanda: 'Da dove sono venuto? Dove mi hai raccolto?'. La mamma ascolta, piange e sorride mentre stringe al petto il suo bambino: 'Eri un desiderio dentro al cuore'." (Rabindranath Tagore)

 

F.P. 09/02/2020 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 82'20")

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